Sono quasi tutti di origini subsahariane, a eccezione di 23 persone provenienti dal Bangladesh, due dall'Egitto e tre dalla Siria. È il bilancio dell'ultima operazione di salvataggio effettuata dalla nave Dattilo della guardia costiera. «I banchetti di Frontex prendono le loro impronte digitali», denuncia la Rete antirazzista
Migranti, 652 persone sbarcano al porto di Catania Operazioni in corso, presenti 144 minori e 42 donne
Sono stati recuperati nel corso di sei salvataggi diversi. Cinque erano gommoni, la sesta era una barchetta di legno: tutti navigavano in acque internazionali, poco dopo la fine dell’area di competenza libica. Sono 652 i migranti che sono arrivati questa mattina al porto di Catania a bordo della nave Dattilo della guardia costiera: 466 uomini, 42 donne e 144 minori. Quasi tutti di varie nazionalità della zona subsahariana, a esclusione di 23 persone provenienti dal Bangladesh, due dall’Egitto e tre dalla Siria. Sono solo una parte delle oltre 1230 persone recuperate in mare negli ultimi due giorni e portate, oltre che nel capoluogo etneo, anche ad Augusta e Pozzallo.
Sulla banchina dell’infrastruttura catanese è già presente il personale di Frontex, assieme agli uomini della Croce rossa e a 12 autobus con i quali uomini, donne e bambini saranno trasferiti negli hotspot. Con l’obiettivo di essere smistati successivamente. Le operazioni di sbarco a Catania sono ancora in corso: il personale sanitario ha già terminato il suo lavoro ed è iniziato quello delle forze dell’ordine e della prefettura. A osservarlo da lontano le associazioni umanitarie e la Rete antirazzista catanese, tenute a distanza dalle transenne.
«I migranti e le migranti, appena sbarcati, vengono messi in fila verso banchetti di Frontex, guardia di finanza e polizia scientifica – spiegano i militanti antirazzisti – Lì oltre alle fotosegnalazioni le forze dell’ordine procedono a prendere le impronte digitali, incuranti delle conseguenze che questa procedura comporta». E non solo. «Come da mesi denunciamo, da quando è stata trasferita a Catania la sede centrale di Frontex e da quando sono operativi i famigerati hotspot in tutta la Sicilia le istituzioni preposte si trovano in emergenza», sostiene la Rete. Che aggiunge: «Nei mesi invernali non è stata approntata alcuna struttura d’accoglienza».