Miccichè tratta col Pd all’insaputa del segretario Raciti e M5s chiedono «un dialogo istituzionale»

Una trattativa c’è, che si chiami inciucio o sia solo un gioco tattico per ottenere la presidenza dell’Ars, si capirà nel tempo. Intanto il commissario di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Miccichè, eletto nel listino di Musumeci, vuole a tutti i costi per sé lo scranno della presidenza e lo fa sapere pubblicamente. «Non c’è dubbio che per uno che vuole fare il presidente dell’Assemblea ci sono sempre franchi tiratori da fronteggiare. In questo caso, il M5s non dialoga e mi devo cercare i voti da un’altra parte», ha ammesso chiaramente Miccichè, parlando con i giornalisti all’Ars, dopo aver incontrato la squadra dei suoi parlamentari eletti alle ultime regionali.

L’ipotesi di inciucio con il Pd, che ambisce alle vicepresidenze, come si ipotizzava all’inizio è stata così rivelata dal commissario azzurro, l’obiettivo non sarebbe però solo quello di ottenere i posti di potere all’Ars per il Pd e la poltrona da numero uno per Forza Italia. Per entrambe le forze coinvolte sarebbe importante anche depotenziare il Movimento 5 stelle che con i suoi venti deputati costituisce un’opposizione granitica e capace di far mutare i giochi della maggioranza rapidamente, specie se in presenza di franchi tiratori. Più pericoloso sarebbe infatti lo schieramento pentastellato nel caso riuscisse a ottenere la guida di commissioni o posti nell’ufficio di presidenza, a cui in realtà avrebbe diritto come maggiore forza di opposizione. Ecco dunque che, piuttosto che affrontare l’appuntamento al buio del voto segreto al momento dell’elezione del presidente e dell’ufficio di presidenza, le forze politiche di maggioranza e opposizione si organizzano. 

«Devo fare una promessa, nessuno mi dà qualcosa per niente – ha detto Miccichè – se io chiedo cinque voti e mi chiedono quelli per i loro vicepresidenti, io che devo fare? Non è un’operazione politica, sto solo parlando con tantissima gente, la ritengo questa una normale attività, una trattativa. Ho solo chiesto ai partiti (di opposizione, ndr), legittimamente, se mi danno una mano e mi hanno risposto “se è possibile nel rispetto del nostro ruolo di opposizione, siamo disposti a darti una mano». 

Ma con chi parla Miccichè? Se da un lato i singoli neo deputati del Pd preferiscono non commentare, rimandando la palla al segretario regionale Fausto Raciti, quest’ultimo taglia corto: «Né Miccichè, né nessun altro mi ha chiamato – precisa a MeridioNews -, non so se qualcuno lo ha fatto con singoli deputati, ma sconsiglio a chiunque di provare a spaccare il Pd. Io non ho niente da offrire e niente da chiedere, le trattative personali non mi interessano, altra cosa è il dialogo istituzionale tra maggioranza e opposizione. E il governo dell’assemblea riguarda sia maggioranza che opposizione, ma deve essere la maggioranza a venire a bussare alla mia porta, non è mio compito cercare Miccichè».

Di dialogo istituzionale parla anche un’autorevole rappresentante del gruppo Cinque stelle all’Ars come Angela Foti. «Con Forza Italia c’è stata qualche interlocuzione informale – spiega la deputata acese -. Riteniamo però che la cosa si debba svolgere attraverso un dialogo istituzionale e non con il giro di telefonate tra amici. Assistiamo invece ad un teatrino deplorevole. Aspettiamo che si spengano questi fuochi di paglia, questo show mediatico, per passare ad un ragionamento serio». Apertura al dialogo, dunque, ma dure le critiche sulle posizioni della maggioranza: «Non mi stupisce affatto – prosegue Foti – che Miccichè dica alla stampa di intrattenersi in dialoghi con il Pd, sono due facce della stessa medaglia. Alcuni esponenti del Pd – dice, riferendosi al deputato catanese Luca Sammartino – sono dei virus del centrodestra infiltrati nelle sue maglie. Vorrei dire a Miccichè, prima di dare per scontate cose non vere, di sentire il suo presidente, non credo che Musumeci possa acconsentire ad uno sposalizio tra Forza Italia e Pd». 

Ieri anche Giancarlo Cancelleri è intervenuto, con un video sulla sua pagina Facebook, sul quadro politico degli ultimi giorni. Nessun riferimento alla trattativa Forza Italia-Pd. Un attacco diretto invece ai ritardi con cui Musumeci sta formando la giunta. «Sono passati 22 giorni dalla elezioni – fa notare – non c’è ancora uno straccio di giunta regionale, non se ne sa nulla. Un giorno sale un nome, un giorno un altro. È assolutamente incredibile. Ricordo che quando Virginia Raggi è stata eletta, dopo dieci giorni i quotidiani chiedevano il conto sulla sua giunta con insistenza, ed è stata massacrata mediatamente. Qui nessuno parla dei ritardi di Musumeci, mi piacerebbe che i giornali trattassero gli altri come trattano noi».

Intanto proprio i giochi per far sedere Miccichè sullo scranno più alto di Palazzo dei Normanni condizionano proprio la partita della giunta di governo. Sembra che Forza Italia abbia ceduto il quinto assessore agli autonomisti di Saverio Romano in cambio di garanzie sul voto in aula per la presidenza. Sarebbe infatti Roberto Di Mauro, designato prima come vicepresidente, a passare in giunta con Roberto Lagalla e Toto Cordaro eletti nelle liste Popolari e autonomisti. Tre i nomi certi di Forza Italia: Gaetano Armao, Marco Falcone e Bernadette Grasso. Il quarto, di cui non si sa il nome, potrebbe essere designato all’Agricoltura: «Non sarebbe un tecnico – ha detto Miccichè – ma sarebbe uno bravo».

Salvo Catalano

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