Domani si saprà se alle prossime elezioni del 5 novembre, a Messina, potranno ambire a una poltrona anche i candidati della lista Arcipelago Sicilia–Micari presidente. Ieri, infatti, alle 16 in punto, termine ultimo per la presentazione delle liste, l’elenco dei nomi non era ancora arrivato. La lista è stata depositata alle 16.08 e adesso rischia di non essere ammessa. Sarà l’ufficio elettorale circoscrizionale, presieduto dalla magistrata Daniela Urbani, giudice del tribunale di Messina, a decidere. E appesi al pronunciamento del giudice non ci sono solo i candidati messinesi.
Se infatti la lista non venisse accettata, le conseguenze potrebbero essere molto gravi per l’intera colazione. A rischio c’è il raggiungimento della soglia del 5 per cento su base regionale. Perdendo i voti della provincia di Messina, le altre liste potrebbero non bastare per centrare il risultato sperato. Non solo: proprio Rosario Crocetta, che alla fine è stato candidato soltanto nella provincia di Messina, rimarrebbe certamente fuori dall’Assemblea regionale siciliana.
Per capire come si è arrivati a esporsi a questo rischio bisogna tornare alla sera di giovedì, quando si consuma lo strappo tra Tani Isaja, vicesegretario provinciali del Partito democratico, e lo stesso Pd. Isaja è costretto a lasciare la lista dem per fare posto a Mariella De Pasquale, (e garantire così le quote rosa), e passare nella lista in costruzione Micari-presidente. Qui transitano anche i candidati di Crocetta inseriti inizialmente nel Megafono.
Gli otto minuti di ritardo rispetto alla scadenza delle 16 di venerdì, sarebbero dovuti al ritardo con cui è stata presentata la documentazione relativa ai candidati aggiunti in extremis agli unici due nomi inizialmente presenti: Nicola Barbalace e Aurora Notarianni. Nella lista ritardataria oltre a Crocetta, Barbalace, Notarianni e Saja, ci sono Nunziato Grasso, Alessandra Colino, Sandro Raffa e Massimo Simeone.
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