Viaggiava a bordo di un Bmw 320 Coupé insieme alla sua compagna. Il suo viaggio, cominciato in Toscana, si è concluso alle 2.30 di sabato scorso a bordo di una nave traghetto che stava per attraccare a Messina. I carabinieri della Compagnia Sud hanno messo così fine alla latitanza di Fabrizio Ceccio, pluripregiudicato originario di Pagliara. Il 45enne era ricercato da aprile dell’anno scorso, quando si è reso irreperibile dopo che nei suoi confronti era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di associazione per delinquere finalizzata alle truffe, al riciclaggio e alla ricettazione.
L’uomo si era creato una falsa identità. I carabinieri lo hanno trovato, infatti, in possesso di un documento intestato a un certo Giovanni Russo, più grande di dieci anni. Ma questo accorgimento non gli è servito. I militari, coordinati dal maggiore Paolo Leoncini e dal tenente Vincenzo Spataro, seguivano i movimenti del 45ennne ormai da mesi. Aspettavano il momento più opportuno per assicurarlo alla giustizia. Intercettazioni ed estenuanti pedinamenti che avevano permesso di ricostruire nel dettaglio la vita del latitante, le sue abitudini e soprattutto la relazione con una pregiudicata messinese 48enne, Fortunata Caminiti, che risultava chiamarsi Venusia Emanuela Romano, dieci anni più giovane.
Entrambi hanno vissuto per qualche tempo a Castel Nuovo Garfagnano, in provincia di Lucca, fin quando hanno deciso di rientrare in Sicilia. I carabinieri sono certi che i due avessero un appuntamento nella zona orientale della Sicilia. Indagini sono in corso per capire con chi. E soprattutto per capire come mai i due viaggiassero armati. Il blitz dei militari sulla nave traghetto è stato talmente fulmineo da non dar tempo ai due di liberarsi delle due pistole che tenevano nascoste nella vettura. Appena si è aperta la rampa del traghetto una decina di carabinieri sono letteralmente piombati addosso alla coppia.
Ceccio, resosi conto di non poter sfuggire alla cattura, ammetteva la sua identità ai carabinieri che nel frattempo lo ammanettavano, mentre la donna ha cercato di far credere di essere un’altra persona, fornendo documenti falsi. La perquisizione a bordo dell’auto ha permesso di trovare 60 proiettili dello stesso calibro delle armi sequestrate, ovvero una Beretta calibro 22 ed una Sig Sauer calibro 9, quattro telefoni cellulari, documenti falsi e altro materiale adesso al vaglio degli inquirenti.
Le due pistole avevano il cane alzato e il colpo in canna, chiaro segno per gli investigatori che i due temessero per la propria incolumità ed erano pronti a far fuoco in qualunque momento. Adesso si trovano entrambi in carcere. Ceccio in quello di Gazzi, a Messina, la compagna in quello catanese di Piazza Lanza.
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