«Caro sindaco Renato, se ti licenziano cerca di essere sereno. Io sono dalla tua parte e spero che tu possa continuare ad essere sindaco di Messina». Poco meno di tre righe scritte da Giorgia, una bambina di otto anni alla vigilia del voto di sfiducia e consegnate brevi mano al primo cittadino dalla mamma, che si è spinta ieri pomeriggio a palazzo Zanca per portare questo messaggio al sindaco scalzo.
Parole semplici accompagnate dal disegno di un arcobaleno e una colomba. Il simbolo della pace tanto caro a Renato Accorinti, che ne ha fatto la sua bandiera. Un messaggio che ha commosso il primo cittadino. Poi quella lettera è finita nella sua tasca ed è rimasta lì fino alle 3.35 di ieri notte. Un portafortuna inaspettato che il sindaco, superato lo scoglio della sfiducia, ha poi voluto postare sul suo profilo Facebook ringraziando la bimba di persona.
«Cara Giorgia, sono ancora sindaco di Messina e sindaco della città metropolitana di Messina. Grazie per la tua lettera e il bellissimo disegno. Permettimi di ringraziare anche tutti i cittadini e le cittadine che sono rimasti in aula fino a questo momento. Grazie a tutti. Grazie. Si continua a lavorare al servizio della città». Insieme alla lettera di Giorgia ci sono le 3.500 firme consegnate in aula dai consiglieri di Cambiamo Messina dal Basso. Sono state raccolte on line e anche di persona e ieri mattina consegnate ai quattro consiglieri del gruppo di Accorinti, che le hanno poi portate in aula e mostrate ai colleghi.
Ma arrivano anche altre reazioni. «Avevano già deciso tutto alle tre. Genovese ha deciso che Renato Accorinti doveva restare sindaco». Questo il commento a caldo di Pippo Trischitta, capogruppo di Forza Italia, un partito che alla luce del voto sulla sfiducia è chiaro che risponda al parlamentare forzista e non ha tenuto conto della presa di posizione del suo capogruppo. «Sono venuti tutti allo scoperto. Almeno adesso la città ha un’idea chiara delle posizioni di ciascun consigliere comunale», ha invece affermato Piero Adamo, di SiAmo per Messina che ha votato sì alla sfiducia. Del resto era stato il primo a proporla lo scorso anno. Anche per l’ex vicepresidente del consiglio comunale Nino Interdonato dei Dr «adesso è il momento per i partiti di riflettere e decidere il da farsi». Il riferimento è ai tre consiglieri del Pd che si sono astenuti non seguendo la capogruppo Antonella Russo, e all’atteggiamento dei consiglieri di Grande sud che si sono astenuti come nel caso della presidente del consiglio Emilia Barrile che aveva firmato la mozione.
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