Malati terminali: “Vergognoso il taglio all’assistenza”

Da un nostro lettore riceviamo e volentieri pubblichiamo

Sig. Presidente della Regione,
Sig.ri della Giunta di Governo,
Sig. Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana,
Sig.ri Onorevoli Deputati,
In riferimento al taglio sciagurato per la sovvenzione alle associazioni no-profit che si occupano dell’assistenza dei malati di cancro in stadio terminale e delle cure palliative, mi permetto di esporre la presente per mostrare sconcerto e disapprovazione ed allo stesso tempo per intimare alle coscienze più rette che è inaudito e non approvabile tale taglio con la scusante di una spending review che sempre danneggia gli ultimi e mai tange i potenti.
A Voi che siete potenti, o forse pensate di esserlo, invio questo mio sfogo, essendo parte coinvolta, avendo anch’io avuto la non bella esperienza di conoscere amici, parenti e tante persone prossime alla morte perché afflitte da cancro.
Tante persone che ho conosciuto durante la mia esperienza non esprimevano la voglia di morire, ma gioia di vivere e di combattere contro il male!
E comincio col citare la Carta dei diritti del malato, essi sono essenzialmente 14 e vanno difesi, tutelati e non calpestati e lesi solo perché riguardano uomini e donne che, probabilmente, mai più saranno elettori certo non per scelta ma perché non saranno più con noi.
“Ogni cittadino, anche se condannato dalla sua malattia, ha diritto a trascorrere l’ultimo periodo di vita conservando la sua dignità, soffrendo il meno possibile e ricevendo attenzione e assistenza”.
E’ scritto nella Carta dei 14 diritti del malato.
Ci si trova tutti i giorni, infatti, a dover affrontare la disperazione di chi si trova del tutto impreparato di fronte alla quantità di questioni pratiche, apparentemente insolubili, legate alla gestione di un malato terminale.
Le richieste riguardano le terapie adeguate, il sollievo dal dolore fisico incessante, il sostegno morale o psicologico di fronte alla insicurezza e alla paura: insomma, tutto ciò che permetta di vivere serenamente l’ultimo tratto della vita e assicuri una morte dignitosa.
Chi si fa carico di un malato terminale, infatti, si trova nella maggior parte dei casi completamente solo ed è difficile trasmettere serenità ad un morente mentre si pensa, 24 ore su 24, all’assistenza continua, alle medicine da somministrare, al corpo da pulire, nutrire, tenere ancora in vita, mentre le crisi si intensificano e il dolore aumenta.
Da alcuni anni abbiamo assistito, felici, ad un sempre crescente attivismo civico sfociato, fortunatamente, nella costituzione di decine di realtà (organizzazioni di volontariato, enti no profit, medici e infermieri…), che si sono fatte carico dei compiti delle istituzioni e degli organismi nazionali preposti, colmando le lacune della Sanità pubblica con un impegno continuo nel campo dell’assistenza ai malati terminali.
Ho avuto modo di conoscere alcuni malati in stadio terminale … i quali, con delicatezza e “dignità” in punto di morte mi hanno insegnato a “vivere” …la dignità, seppur in punto di morte, di una persona va tutelata, difesa, non oltraggiata, né tantomeno soppressa!
Quello che al contrario vorreste attuare, Voi governo siciliano, con la finanziaria già approvata!
Scorgendo, infatti, qualche titolo di alcuni quotidiani locali e approfondendo la mia ricerca ho scoperto che la Commissione bilancio ha azzerato tre capitoli di spesa (un totale di soli € 505.000) destinati alle sovvenzioni di tre associazioni onlus, che si occupano di questi “fratelli prossimi alla morte” attraverso un’assistenza domiciliare ed anche attraverso la gestione di specifiche aree para ospedaliere. (cfr. Capitolo 413709 – CONTRIBUTI ANNUI ALLE ORGANIZZAZIONI NON AVENTI SCOPO DI LUCRO CHE OPERANO NEL CAMPO DELL’ASSISTENZA AGLI AMMALATI ONCOLOGICI TERMINALI ED OPERANTI IN SICILIA (ex art. 1 del capitolo 413709). Soppresso CODICI: 05.01.01 – 070403 – NOTE: L.R. 15/1993 ART.69; L.R. 33/1994 ART.16; L.R. 26/1996 ART.14;)
Sì, proprio così!
La Sicilia non finanzierà più le così dette “cure palliative” (ossia un insieme di prestazioni professionali di tipo medico, infermieristico, riabilitativo e psicologico e non solo di assistenza farmaceutica come sovente si pensa).
La cura palliativa, lo si sappia, è un approccio che migliora la qualità della vita dei malati, e delle loro famiglie, che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili. Tali cure, di fatti, agiscono attraverso la prevenzione ed il sollievo dalla sofferenza, per mezzo di un’identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicosociale e spirituale.
Ed allora, mentre scorrevo le voci capitolari soppresse e quelle, di contro, abbondantemente finanziate (presepi viventi, sagre agro-alimentari, feste di Santi patroni, etc. che di certo forniscono bacini di centinaia di potenziali elettori) mi soffermavo circa la liceità e la opportunità di questa scelta del governo siciliano.
Non rivesto alcun colore politico, non sono né di destra né tantomeno di sinistra (per quanto ciò possa importare dinanzi ad argomenti tanto gravosi e seri) ma sono per la difesa dell’uomo, per la difesa della sua dignità in quanto persona, dignità e sacralità da difendere sin dal concepimento e da tutelare fino alla morte.
Riflettevo e, non nascondendo sgomento e interdizione, mi dicevo che sarebbe stato il caso di dare voce io a questi malati!
Di dare io, insieme a tanti altri, Sig. Presidente e Sigg. Onorevoli, non solo voce ma soprattutto braccia e gambe per “respingere”, abiurare e combattere contro una scelta tanto intollerante quanto disumana delle istituzioni della politica siciliana.
I malati terminali, sono delle persone, che purtroppo, per le loro condizioni cliniche non hanno grandi speranze di una certa guarigione, ma che rimangono comunque persone, e pertanto meritevoli di cura ed amore finché la morte naturale non sopraggiunga.
Persone che pur nella sofferenza vivono sempre nella speranza di guarigione o almeno in un alleviamento delle loro quotidiane sofferenze.
Esse desiderano vivere giorno per giorno, cercando l’amore delle loro famiglie e affidandosi pienamente alle cure del personale ospedaliero.
Parecchie volte i mass-media mascherano queste persone terminali come persone tristi e piene di solitudine che si chiudono in se stesse e che non vogliono più né vedere né parlare con nessuno; invece non è così per tutti… tante persone, che personalmente ho conosciuto e che non sono più fra di noi, non esprimevano la voglia di morire, ma piuttosto la gioia di vivere e di combattere contro il male, le quali talvolta affidandosi a Dio speravano fino alla fine di guarire.
Uomini e donne, papà e mamme, fratelli e amici che si affidano a Dio …. E qui ho voluto “inoltrarmi” su un tema ancor più delicato, ed essendo io stesso un credente (ma lo stesso significa per chi non si professa tale), ho voluto scoprire e meglio intendere ciò che la Chiesa o comunque qualsiasi altra Realtà che abbia a cuore l’uomo, suggerisce a tal proposito per meglio esserne incoraggiato e supportato per avviare la mia e la nostra “battaglia”.
La Chiesa Cattolica ha preso posizione in diverse occasioni sulle problematiche legate alle cure palliative. In numerosi documenti vengono incoraggiate tutte le persone vicine ai malati, a continuare con cura e sollecitudine il loro lavoro, facendo particolare attenzione alla dimensione umana del rapporto con le persone sofferenti.
Già il Catechismo della Chiesa Cattolica al nr. 2279 cita (suggerimento per chi è seduto tra gli scanni dell’Assemblea Regionale e si dica cattolico):
“Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine, né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate”.
Rimango poi ulteriormente confortato nell’apprendere e nel ricordare che anche il Beato papa Giovanni Paolo II° trattando della dignità della vita dell’essere umano nell’enciclica “Evangelium Vitae”, scrive che la sacralità e la dignità della vita appaiono valori vincolanti, anche quando l’esistenza umana volge al termine. Allo stesso modo, in documenti più specifici, indirizzati ai farmacisti o agli operatori addetti alle cure palliative, la Chiesa non smette di ricordare che l’uomo è tale, anche se in prossimità della morte.
Carico di sentimenti propositivi e solidali non mi stancherò di sollevare queste questioni anche nelle sedi più opportune e col vivo desiderio di coinvolgere quanti più “amici” per questa “santa battaglia” voglio che la presente sia solo la prima occasione e modalità perché ciascuno sia puntualmente informato e soprattutto incoraggiato a difendere senza esitazioni il dono supremo della vita.
Una vita che mai, in nessuna occasione, deve essere svilita né svuotata di quella dignità e sacralità proprie della vita di un uomo seppur prossimo alla morte.
Sig. Presidente e membri dell’Assemblea, Assessori e tutta la Giunta del Governo … gli “Onorevoli” sono proprio questi cari amici che soffrono e stanno per morire, essi sono degni di onore … siatelo minimamente ed almeno per una volta anche Voi!

Lillo Iacono Quarantino

Redazione

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