Tutto rimandato a novembre. Si apre così, con un lungo rinvio, il processo all’ex rettore etneo Antonino Recca e ai due dipendenti di Unict Antonio Di Maria ed Enrico Commis per il caso delle mail elettorali spedite nel 2012 a studenti e docenti dell’ateneo di Catania. E dove l’università etnea si è costituita parte civile. Un unico procedimento, così come in origine, riunito dopo la richiesta di giudizio immediato formulata dai legali di Recca che aveva fatto stralciare la sua posizione. Da oggi, quindi, i due processi risultano unificati. In attesa dei testimoni da sentire e delle prove del pubblico ministero Raffaella Vinciguerra da valutare.
Ed è proprio la magistrata a porre, tra le richieste di prove, l’unico documento discusso in aula. «Un’annotazione di polizia giudiziaria, in cui l’agente scelto Claudio Luca Mammano racconta di un profilo sul social network Facebook con un post interessante, che adesso però non è più pubblico. Il documento è quindi un prova irripetibile». Inutile per le difese cercare di saperne di più. «Non anticipo nulla», risponde Vinciguerra, trattenendo a stento un sorriso. Nel post in questione, sulla bacheca della candidata Maria Elena Grassi, il figlio Daniele Di Maria avrebbe risposto alle accuse del Movimento studentesco catanese sullo spam elettorale sostenendo che il web è di tutti. Nonostante si trattasse di un indirizzario tutelato come quello di Unict. E al quale non era possibile accedere senza un intervento interno all’università, dove lavora il padre del ragazzo, Antonino Di Maria.
Tra le altre prove chieste dalla pm c’è poi la registrazione – pubblicata in esclusiva da CTzen – in cui l’ex rettore Recca sembrerebbe ammettere una responsabilità nel caso, con parole come: «Che posso fare? Ficimu sta minchiata!». Una conversazione tra l’ex Magnifico e Di Maria senior, registrata dal figlio di quest’ultimo – presente all’incontro – con il proprio cellulare. E ancora i tabulati telefonici e gli atti allegati agli interrogatori.
In aula poi interverranno diversi testimoni: come il dipendente dell’ufficio informatico di Unict Luca Palazzo, l’ispettore di polizia postale Antonino Pennisi e l’assistente Alfredo Malerba. Gli ultimi due previsti già per la prima udienza di novembre. Alle loro testimonianze si uniranno quelle di due protagonisti del caso: l’allora candidata Udc alle elezioni regionali Maria Elena Grassi , a sostegno della quale erano state inviate le email, e suo figlio Daniele Di Maria, firmatario dei messaggi. Entrambi in un primo momento indagati, la loro posizione è poi stata archiviata. Per concludere, saranno sentiti i tre imputati.
La polizia ha arrestato quattro persone per spaccio di droga e detenzione di armi nel…
«A causa di banchi consistenti di nebbia a Catania alcuni voli sono stati cancellati e potrebbero verificarsi…
Incidente mortale sulla strada statale 121 Palermo-Agrigento all'altezza dello svincolo di Bolognetta. Un'auto con cinque giovani si…
In una situazione del genere nemmeno il ciclista del momento, Tadej Pogačar, riuscirebbe a cambiare…
Un incendio si è verificato in una villetta in via Magellano a Carini in provincia…
Il Tribunale monocratico di Catania ha emesso una sentenza di non luogo a procedere perché il…