Oltre 12 milioni. Questo il valore dei beni sequestrati a Francesco Isca, imprenditore di Vita, in provincia di Trapani, in passato coinvolto in più di un’inchiesta giudiziaria. L’ultima, nel 2020, quando è finito ai domiciliari. L’uomo, attivo nel settore edile e della produzione e commercializzazione del calcestruzzo, è finito nel mirino degli inquirenti anche per i rapporti avuti con un vigile urbano di Calatafimi Segesta.
Isca è ritenuto dal tribunale socialmente pericoloso. I sigilli ai beni – sei società, compresa una che gestisce i parcheggi a ridosso del Parco archeologico di Segesta, 17 rapporti bancari, 128 immobili, 27 automezzi – sono stati posti dagli uomini della Direzione investigativa antimafia. Per i giudici Isca è legato in particolar modo al mafioso Leonardo Crimi. Sarebbe stato quest’ultimo a foraggiare le imprese di Isca, garantedosi anche le coperture per imporsi nel mercato. Il clan a sua volta avrebbe beneficiato in termini di denaro e posti di lavoro.
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