«Turi, ‘u figghiu da Za Rosa, pur non facendo parte dell’associazione fa da prestanome ad Andrea Nizza. Nel senso che lo favorisce tenendogli del denaro o facendo anche altro: in particolare ha la formale proprietà di una villa nei pressi della masseria di Orazio Privitera dei Carateddi, vicino alla zona del nuovo mercato ortofrutticolo. Ma questa villa è in realtà di Andrea Nizza. È una bella proprietà dotata di piscina e stalle per i cavalli…». È la fotografia di uno degli immobili su cui ieri la Direzione distrettuale antimafia ha messo i sigilli. A scattarla è il pentito Salvatore Cristaudo che, in un interrogatorio del 2015, racconta di quella villa a due piani in contrada Passo del Cavaliere, nei pressi di Bicocca. In realtà, nei passaggi di proprietà di un immobile iscritto al catasto come deposito (ma che in realtà è una costruzione a due piani con piscina e sistema di videosorveglianza tutto intorno) Salvatore Fonte, il figlio della Za Rosa (finito in manette a luglio 2016) non compare mai.
I presunti prestanome, secondo la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Catania – che ha disposto il sequestro -, sono altri. Legati, in ultima battuta, alla famiglia della moglie di Andrea Nizza. Una donna di 27 anni col quale l’ex superlatitante, 31 anni compiuti ad aprile e condanne – non ancora definitive – per 74 anni di carcere, ha avuto quattro figli. Secondo una stima dell’Agenzia delle entrate, quella casa vale 225mila euro. Una grossa cifra per un uomo che tra il 2004 e il 2014, quando è cominciata la sua fuga dalla giustizia durata due anni, avrebbe dichiarato redditi percepiti per 3348 euro in tutto. Oltre alla villa, secondo gli investigatori, sarebbero stati nelle disponibilità del rampollo della famiglia anche una moto Bmw R12 Gs e una Mercedes Classe A. Entrambi i mezzi intestati alla coniuge, acquistati nel 2009 e, insieme, del valore di oltre 36mila euro.
Per arrivare ai quattro milioni di euro complessivi di beni, conti correnti e società che adesso gli uffici di piazza Verga hanno affidato a un amministratore giudiziario, però, bisogna tenere in considerazione anche quelli ritenuti riconducibili agli altri due fratelli Nizza protagonisti del sequestro. Daniele (classe 1977) e Salvatore (classe 1972). Il primo ha tre figli e poche migliaia di euro in totale nelle dichiarazioni dei redditi tra il 2005 e il 2014. Nel 2007 arriva un mutuo, per l’acquisto di alcuni immobili. Cosa che in effetti, secondo le carte del tribunale, tra il 2007 e il 2009 avviene. Sono una lunga serie di appartamenti in via Genovesi, tra i numeri 37 e 41, fino all’angolo con via Stella Polare. Dove, dal civico 99, cominciano invece le proprietà ritenute attribuibili al fratello Salvatore. Un vero e proprio fortino nel cuore di San Cristoforo: un isolato che sarebbe stato a disposizione dei Nizza e che, nelle immagini diffuse dalla Dia, è fatto di statue dorate, cornici attorno ai televisori e lenzuola zebrate su letti barocchi.
«L’abitazione di mio fratello Daniele a San Cristoforo è stata ristrutturata con i proventi dello spaccio», afferma il pentito Fabrizio Nizza. I soldi in questione sarebbero, secondo il collaboratore di giustizia Davide Seminara, 600mila euro a disposizione della cassa della famiglia nel 2007. «Venne diviso tra i fratelli – sostiene Seminara – E una piccola parte andò anche a Rosario Lombardo». Verosimilmente Saro ‘u rossu, condannato in Appello a vent’anni per mafia e noto per quel concerto sotto casa, in viale Biagio Pecorino, che avrebbe dovuto vedere sulla scena il cantante neomelodico Gianni Vezzosi. Secondo gli inquirenti, gli investimenti di Daniele Nizza sarebbero stati diretti anche al settore della compravendita delle auto: una concessionaria in via Cristoforo Colombo è transitata da una società – considerata anche quella di prestanome – a un’altra. Intestata, quest’ultima, alla cognata di Nizza. La donna e la famiglia di lei, però, tra il 1997 e il 2014 non avrebbero presentato nessuna dichiarazione dei redditi. «Sicché non appare possibile che possa provvedere autonomamente alla gestione dell’impresa», scrivono i magistrati etnei.
Sempre secondo le dichiarazioni dei redditi, che sono alla base della richiesta di sequestro preventivo, Salvatore Nizza non avrebbe guadagnato neanche un euro dal 1994 al 2014. Unico dei tre fratelli. Sua sarebbe l’altra casa di famiglia, quella di via Stella Polare 99. Ad acquistarla, però, è la suocera pensionata, «senza indicare le modalità di pagamento». A carico della donna non risultano esserci mutui o prestiti, ma da un conto corrente postale sarebbero transitati 60mila euro nel giro di qualche mese, mentre su un conto bancario sarebbero rimasti fermi, per anni, 184mila euro.
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