Riunione catanese del gruppo coordinato da Rosy Bindi. Al centro dell'incontro l'analisi del fenomeno mafioso nella provincia etnea e della situazione dei beni confiscati, con un focus particolare sulla gestione delle aziende da parte dell'agenzia nazionale. Critiche da parte di Claudio Fava alla scelta del ministro dell'Interno Angelino Alfano di incontrare l'editore de La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo
Mafia, Commissione parlamentare a Catania «Inappropriata la visita di Alfano a Ciancio»
Approda a Catania la Commissione nazionale antimafia con un duplice obiettivo: «Fare il punto della situazione del fenomeno mafioso in una provincia in cui questo si manifesta forse più che in altre realtà del sud e della stessa Sicilia, ed analizzare il problema dell’assegnazione dei beni confiscati», come afferma il presidente Rosy Bindi. Come già accaduto nelle tappe di Napoli e Palermo, si è aperto un dibattito per cercare di migliorare la legislazione vigente. Se da una parte, infatti, la normativa per la repressione della criminalità organizzata si è dimostrata congrua, «capace di farci ottenere importanti risultati contro la mafia in questi anni», riferisce il presidente Bindi, non vale lo stesso né per la gestione dei beni confiscati, quelli immobili ma soprattutto quelli aziendali, né per la prevenzione del fenomeno mafioso. «Abbiamo registrato l’inadeguatezza della gestione dell’agenzia nazionale per i beni confiscati – afferma ancora Bindi – come il profondo intreccio che esiste tra imprenditoria e mafia».
Dopo il giro di ricognizione in varie città italiane, l’obiettivo è dunque quello di agire in misura preventiva soprattutto sulla cosiddetta zona grigia: quel «grande gruppo di professionisti e imprenditori spesso conniventi, che fanno sì che la mafia riesca a raggiungere i grandi appalti», spiega Rosy Bindi. «Dobbiamo ricordarci che oggi la mafia ha un volto pulito e spesso gli uomini mafiosi vestono giacca e cravatta», continua il presidente della Commissione. Non solo, però. Al contempo, infatti, si dovrebbe insistere sulla cultura dell’antimafia, «perché è irrobustendo l’anti-mafioso che si ottiene di più nella lotta alla mafia», afferma ancora Bindi.
I membri della Commissione dichiarano inoltre unanimità del considerare «inaccettabile e preoccupante la revoca del regime di 41 bis ad Aldo Ercolano – membro di spicco del clan Santapaola, braccio destro del boss Nitto, tra gli esecutori dell’omicidio del giornalista Pippo Fava, ndr – Un provvedimento che, siamo sicuri, sarà presto rivisto», afferma il parlamentare Claudio Fava di Sel, vicepresidente della Commissione. Lo stesso Fava, inoltre, ha voluto porre all’attenzione dei colleghi il caso, evidenziato da Il Fatto quotidiano, del recente incontro tra il ministro dell’Interno Angelino Alfano e l’imprenditore ed editore de La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo, indagato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. «Una visita del tutto inappropriata per il ruolo di ministro che ricopre Alfano, in considerazione della gravità dell’accusa mossa – dice il parlamentare – una visita che avrebbe potuto permettersi solo da libero cittadino». I componenti della Commissione non sono tutti convinti di questa tesi, però. Angelo Attaguile del gruppo Lega nord e autonomie, infatti, prende un po’ le distanze dalla dichiarazione di Claudio Fava. «Non è che io sia contrario a che Alfano spieghi in Parlamento il perché della sua scelta – afferma – ma sono convinto che finché non si viene condannati si è innocenti».