Scene di ordinaria follia, e proprio nella zona alle spalle dell’edificio che ospita il Commissariato di P.S. Nesima, quelle messe in atto, nella giornata di ieri, dai due fratelli pregiudicati che sono stati controllati dagli agenti mentre esercitavano l’attività illegale di posteggiatore. I due avevano scelto un’area vicina a un supermercato nella quale, obtorto collo, i […]
Madre e moglie in difesa del parcheggiatore abusivo
Scene di ordinaria follia, e proprio nella zona alle spalle dell’edificio che ospita il Commissariato di P.S. Nesima, quelle messe in atto, nella giornata di ieri, dai due fratelli pregiudicati che sono stati controllati dagli agenti mentre esercitavano l’attività illegale di posteggiatore. I due avevano scelto un’area vicina a un supermercato nella quale, obtorto collo, i clienti erano costretti a posteggiare, subendo l’ormai immancabile richiesta di denaro.
All’avvicinarsi dei poliziotti, i due germani si sono immediatamente opposti al controllo, dichiarando – falsamente, come poi appurato – di non avere documenti identificativi, mostrando insofferenza che è presto sfociata in vera e propria resistenza. Al vociante teatrino di insulti e minacce, si sono poi unite la madre e la moglie di uno dei due posteggiatori le quali, nel tentativo di sottrarre i congiunti dalle mani degli agenti, si sono letteralmente avvinghiate alle divise, facendo si che uno dei due, invero per un attimo, riuscisse a inforcare uno scooter per scappare. Tutto inutile.
L’intervento di ulteriori rinforzi ha messo la parola fine alla baraonda e i quattro sono stati condotti negli uffici del Commissariato dove però, instancabili, hanno continuato con urla e improperi. Alla fine, sono scattate le sanzioni amministrative, la denuncia penale per “attività non autorizzata di parcheggiatore guardiamacchine” e l’ordine di allontanamento previsti per l’illecita attività di parcheggiatore abusivo per uno dei tre; per tutti e quattro gli “urlatori”, invece, la denuncia in stato di libertà per i reati di resistenza e minaccia a P.U. e rifiuto di fornire le proprie generalità.
(Fonte: Ufficio stampa questura di Catania)