«Anziché analizzare il mio disagio, che è stato quello di molti che hanno effettuato la mia stessa scelta, il M5s ha preferito ignorarci». Daniela Tomasino, attivista lgbt e nel direttivo del Palermo Pride anche per quest’anno, si era avvicinata come tanti al gruppo pentastellato cittadino per sincera adesione ai principi cardine del movimento: trasparenza, partecipazione, uno vale uno. Poi però ha constatato come ai proclami non corrispondevano le pratiche. Per questo motivo ha scelto di ritirarsi dalle comunarie, le candidature pentastellate che dovevano scegliere aspiranti sindaci e consiglieri comunali. «C’era tutto il tempo per creare qualcosa di bello per queste elezioni – continua -. Invece, a partire dalle firme false che hanno dato una scossa, solo una mossa sbagliata dietro l’altra».
L’elenco delle manchevolezze pentastellate che traccia Daniela Tomasino è lungo: «Il programma non ancora scritto, l’apertura della lista a donne come riempilista, in barba a qualsiasi regola, votazioni lampo e a sorpresa. Per dire: contando i rinunciatari sono rimaste 27 persone. Le quote rosa previste dal regolamento delle liste devono costituire il 30% dei candidati. Tecnicamente con questi 27 candidati loro potrebbero presentare una lista ma hanno deciso di andare oltre quello che è la modalità di consenso popolare che li contraddistingue. E saltando questo processo partecipativo stanno reclutando nuovi candidati e per rimanere nella percentuale al 30% nuovi candidati donne per avere una lista più corposa».
Alla Regione però i 5stelle sembrano in pole position. Perchè a Palermo invece i risultati sono tanti magri, tanto da far temere fino a poco tempo che non si riuscisse persino a presentare la lista? «Sarà banale ma un movimento è fatto di persone – riflette Tomasino. Io per esempio manco conosco Ugo Forello: conosco la sua storia, certamente, ma nel movimento non c’è mai stata la possibilità di un confronto. Con l’altro candidato, poi, non avevo nulla da spartire». Con un’appartenenza dichiaratamente a sinistra come quella della stessa Tomasino o di un’altra autoesclusa come Tiziana Di Pasquale, non è che piuttosto il M5s si è dimostrato impermeabile ai tentativi di “infiltrazione”? «Mah, diciamo che il tentativo di andare oltre certe vecchie categorie lo stanno comunque provando a fare. Io dico che i risultati sul movimento li vedremo tra dieci anni. Solo così capiremo se si tratta di un fuoco di paglia o di qualcosa destinato a durare».
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