L’escursionista catanese che ha scalato il Monte Bianco «Emozionante. Ora punto a una vetta da ottomila metri»

«Quest’ultimo obiettivo raggiunto, segna l’inizio di una nuova era verso vette più alte». Presa in modo isolato, questa espressione può apparire come una semplice metafora che di solito utilizza chi vuole ambire a mete sempre più difficili nella propria vita. Nel caso di Elia Finocchiaro, guida ambientale ed escursionistica sull’Etna, assume anche un senso letterale. Ieri ha fatto ritorno a Catania, la sua città, dopo un viaggio in auto di circa 1500 chilometri che lo hanno portato, insieme all’amico e collega catanese Leonardo Chiavetta, a Courmayeur, sulle Alpi, alla volta del Monte Bianco. Ma non per una semplice vacanza. In due, accompagnati dalle guide alpine, hanno scalato la vetta più alta d’Europa, con i suoi oltre 4800 metri d’altitudine. Piccozza, corde e ramponi, i due catanesi hanno affrontato un primo percorso il 6 giugno per poi completarlo la mattina del 7 luglio.  

«Partiti da Courmayeur siamo arrivati a Val Veny (vallata della Valle d’Aosta, ndr) – racconta Finocchiaro – Poi abbiamo risalito l’insieme di rocce della morena per arrivare al ghiacciaio del Miage. Entrati in questa vallata, ci siamo fermati al Rifugio Gonella a circa 3100 metri di quota». Dopo lo stop di qualche ora al rifugio, nel primo pomeriggio, gli escursionisti hanno iniziato la seconda tappa a mezzanotte. «Siamo arrivati al ghiacciaio del monte Dom, che devo dire che è molto crepacciato, perché le temperature elevate lo stanno distruggendo – aggiunge l’escursionista – una volta risaliti al rifugio di Capanna di Vallot, abbiamo fatto una pausa di dieci minuti per affrontare il percorso finale verso la cresta a 4810 metri, intorno alle 7 del mattino. È stato un traguardo importantissimo per me, la fatica c’è stata ma l’entusiasmo l’ha fatta da padrone, con il cuore che batteva a mille. Un’emozione indescrivibile». Un ponte tra nord e sud della Penisola unito dalla passione per la montagna, appresa dal padre e che Finocchiaro coltiva sin da bambino. La prima scalata compiuta a 12 anni. Dalla voglia di stare in alta quota e dal fascino subito dall’Etna è nato il suo lavoro, che oggi svolge proprio sul vulcano. 

Di vette la guida ne ha già conosciute diverse, affrontate a mani e piedi, tra spuntoni, insenature e ghiacciai. «Non è la prima volta che vado a scalare: sono stato sulle Alpi, in Liguria, sugli appennini, in Trentino, sulle Dolomiti – prosegue Finocchiaro – ma anche sul Gran Sasso, sugli Appennini. Tutte esperienze straordinarie che mi hanno permesso di confrontarmi con diverse montagne e prepararmi verso i prossimi traguardi che vorrei raggiungere. Come quello di riuscire ad affrontare una montagna dagli 8mila metri». L’Everest e il K2 sono un esempio, ma prima c’è un altro obiettivo nell’agenda di Finocchiaro: «Il prossimo viaggio mi porterà in Ecuador, in Sudamerica, dove scaleremo vulcani da 6mila metri». Parlando delle esperienze già affrontate e di quanto la montagna possa essere affascinante, ma anche pericolosa se non affrontata con la giusta prudenza, la mente non può non andare alla tragedia avvenuta una settimana fa sulla Marmolada per il distacco di un ghiacciaio che ha provocato vittime e dispersi. 

«Negli ultimi anni sta avvenendo sicuramente un cambiamento climatico abbastanza importante – osserva l’escursionista – A mancare sono le precipitazioni autunnali da cui poi si produce l’altra neve, a questo si aggiunge il surriscaldamento ambientale – prosegue – Di distaccamenti di ghiacciai come quello avvenuto sulla Marmolada se ne registrano diversi in momenti e in luoghi isolati. In quel momento, purtroppo, erano presenti diverse persone». Oltre al problema climatico, ritorna attuale il tema sulla sicurezza in montagna, spesso affrontata con superficialità. «Quando facciamo le escursioni sull’Etna, spesso la gente arriva con scarpe da ginnastica o in infradito – dice ancora Finocchiaro – Questo è un esempio, al di là dei fatti accaduti, che fa capire come molti si approcciano alla montagna. Stessa cosa vale per le scalate. Noi ci siamo allenati tantissimo per affrontare una montagna totalmente diversa dall’Etna. Sul Monte Bianco sembra di stare sull’Himalaya. C’è molto granito, con una roccia intrusiva, che rimane sotterranea – sottolinea – Da un lato è bella da scalare, ma dobbiamo fare i conti con le temperature molto più basse rispetto a quella dell’Etna: il vulcano, dal canto suo, si presenta roccioso e pieno di sabbia».

Dimostrazione del fatto che ogni montagna è diversa e presenta le sue peculiarità e difficoltà. I catanesi hanno affrontato la scalata legati a delle guide alpine: «Ognuno di noi era legato a un valdostano e un bergamasco. Ancora sento l’emozione di quel momento: quando sono arrivato in vetta avevo le lacrime agli occhi – conclude – Per il sogno di arrivare a scalare una montagna da 8mila metri ci prepareremo, consapevoli che oltre alle difficoltà fisiche dovremmo anche cercare di organizzare l’esplorazione e anche a livello economico non è semplice».


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