Sabato era andato a fuoco il campo rom di Zia Lisa. Ieri l'ex raffineria di viale Africa diventata alloggio. Episodi che non si sa ancora se mettere in fila, ma che preoccupano chi si occupa di immigrati e clochard: «Siamo una città senza dormitori comunali, serve una soluzione»
L’emergenza senzatetto dopo gli incendi «Il Comune conta solo sul volontariato»
Due incendi in poco meno di due giorni. Due luoghi nei quali migranti e rom avevano trovato rifugio, adesso danneggiati da roghi sui quali le forze dell’ordine cercano di capire le cause. È quanto successo tra sabato notte e ieri, quando sono andati a fuoco il campo rom di via Madonna del Divino Amore, a Zia Lisa, e l’ex raffineria di viale Africa dove avevano trovato riparo un numero imprecisato di persone senza fissa dimora. «Siamo preoccupati», confessa Matteo Iannitti, componente di Catania bene comune e della Rete antirazzista. «È chiaro che si rischia di cadere nel complottismo – premette -, ma questi due non sono i soli episodi successi negli ultimi tempi».
Il riferimento è alla morte di un clochard, deceduto a causa di un rogo nel vano servizi della villa Bellini dove si riparava ogni notte, ma anche di un altro principio di incendio – spento quasi immediatamente dagli occupanti – visto dai volontari che ogni notte prestano assistenza ai senza tetto proprio nella struttura di viale Africa. «Quello che chiediamo, in maniera genuina e senza allarmismo, è che gli inquirenti tengano presente la possibilità che si tratti di operazioni mirate volte a creare problemi nelle zone in cui si concentrano i senzatetto», afferma Iannitti. Anche l’associazione Codici ha presentato un esposto in Procura. «Per noi sono episodi inquietanti», sospira Gionatan Zingarino, della Società missionaria evangelica. «Se si trattasse di episodi dolosi sarebbe estremamente allarmante». Assieme ad altri volontari che facevano parte del Presidio leggero (la task force di associazioni voluta dall’amministrazione Stancanelli e non proseguita con la gestione Bianco), Zingarino si occupa del campo nel quartiere Zia Lisa. «Fortunatamente non c’era quasi nessuno, in molti in questo periodo fanno ritorno nei Paesi d’origine».
Altro tema, che desta altrettanta preoccupazione, è l’assenza di strutture di accoglienza idonee. «Siamo l’unica città in Italia senza dormitori comunali», sottolinea il componente di Cbc. «Sono moltissimi i senza tetto che vanno accolti e se non si troverà una soluzione, si produrranno sempre episodi come quelli successi in questi giorni. Tante emergenze che non verranno alla luce finché non avverrà il fatto tragico». Iannitti snocciola un triste elenco: «Ieri erano le fosse di corso Martiri, poi il palazzo delle Poste e infine piazza della Repubblica. Oggi questi episodi. Quale sarà il prossimo?», si chiede.
Perché il giorno successivo a qualsiasi sgombero o a eventi eccezionali, «resta sempre da fronteggiare l’emergenza sull’emergenza». Entrambe le aree danneggiate in questi giorni sono ancora chiuse e la situazione più urgente è quella di viale Africa. «Nel campo di Zia Lisa il rientro maggiore avverrà tra settembre e ottobre – analizza Zingarino – E qualche famiglia, poche per fortuna, sicuramente avrà la sorpresa di trovarsi la baracca danneggiata. Ma resta una bomba ecologica e anche sociale».
Quello che manca, sottolineano entrambi i volontari, è una regia comune. «Con l’assessore Pennisi (Carlo Pennisi, responsabile delle Politiche sociali nella giunta guidata da Raffaele Stancanelli, ndr) avevamo un dialogo. Ma da quando è cambiata l’amministrazione non siamo più riusciti ad arrivare al Comune», continua Gionatan Zingarino. «Si continuano a inseguire progetti e fondi che dovrebbero arrivare – gli fa eco Matteo Iannitti – Ma durante l’ultima riunione, tre settimane fa, ci è stato detto che non ci sono 1500 euro per installare dei bagni chimici». E conclude: «Non funziona delegare agli altri, non si può contare sempre sul volontariato».