Che la Sicilia fosse terra di paradossi si sapeva. Nell’Isola diminuisce l’occupazione e allo stesso tempo aumentano le denunce di infortunio sul lavoro. È questo lo scenario che viene fuori incrociando i dati Istat sull’impiego (a metà giugno è del 39,9 per cento, in calo rispetto alla fine del 2015) con le tabelle Inail. A sottolinearlo è il Movimento aretuseo contro le morti bianche e per la sicurezza sul lavoro dopo aver analizzato i dati forniti dall’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro. «I dati inerenti la Sicilia – si legge in una nota – dicono che ci sono state, nei mesi che vanno da gennaio ad aprile 2016, 9.848 denunce di infortunio, rispetto alle 9.109 del 2015. Un incremento di ben 700 e passa unità e, in percentuale, dell’8,1 per cento».
Come è possibile tutto ciò? Prova a spiegarlo Federico Galletta, che fa parte del movimento e a Catania è un noto attivista del centro sociale Officina Rebelde. «C’è una disoccupazione galoppante che ha raggiunto livelli mai visti e, insieme ad essa, è aumentato il lavoro precario – nota l’attivista -. Gli infortuni crescono al crescere del lavoro precario. Lottare per la sicurezza sul lavoro è lottare anche per avere forme contrattuali stabili, che assicurino ai lavoratori anche una adeguata formazione professionale».
Insomma: il paradosso iniziale è in realtà un’altra forma di sfruttamento. Come testimonia Marco Gambuzza, lavoratore all’interno del polo petrolchimico siracusano e anche lui attivista del movimento aretuseo. «Gli infortuni sul lavoro che conosciamo sono quelli ufficiali – racconta -. Figurarsi con tutti quelli non registrati. Quanti sono gli infortuni di chi lavora in nero? O quelli di chi viene pagato coi voucher? Senza considerare che coi capitolati d’appalto – aggiunge – le imprese vengono quasi obbligate a non dichiarare infortuni, se no perdono l’appalto. E allora capita che il lavoratore non dichiara l’infortunio e viene messo in malattia, attuando una frode nei confronti dell’Inps».
In provincia di Siracusa l’aumento di infortuni sul lavoro va ben oltre la media regionale. Si passa dai 777 infortuni del gennaio-aprile 2015 agli 882 del 2016, con un incremento del 13,5 per cento. Non mancano poi gli esiti più tragici. Dall’inizio dell’anno si registrano 15 morti sul lavoro, uno dei quali deceduto proprio nel Siracusano. Gambetta fa il punto della situazione occupazionale in provincia, almeno del settore industriale che ben conosce. «Non c’è tantissimo lavoro perché non ci sono investimenti – spiega -. Nel polo petrolchimico si va avanti a fermate di pochi mesi, che garantiscono la manutenzione degli impianti. Poi c’è Punta Cugno, dove si costruiscono le piattaforme petrolifere. Lì però è zona franca: non c’è il sindacato, si viene pagati cinque euro l’ora, non so neanche se viene garantito il pranzo agli operai. Così – conclude – si parla di aumento di sicurezza sul lavoro, ma i dati smentiscono questa retorica».
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