Mancano politiche efficaci anche se si registra un aumento dell'occupazione nei settori come quello della tecnologia e quasi a sorpresa quello dell'agricoltura. Per il neopresidente dell'ordine dei consulenti del lavoro «bisogna creare le condizioni per restare»
Lavoro, crescono alcuni settori ma i giovani emigrano «Navigator e reddito di cittadinanza non funzionano»
«In questo momento latitano purtroppo politiche efficaci». Antonino Alessi non ha nessuna intenzione di nascondersi dietro a un dito, e parte con la dura realtà dei fatti. Nominato da poco presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro di Palermo, questa mattina ha fornito dati e riflessioni sullo stato dell’arte del tema lavoro nell’Isola al convegno sulle misure per il lavoro contenute nella Legge nazionale di bilancio 2020. «Sul versante delle proposte di lavoro rimane, ad oggi, ancora trainante Catania – spiega a MeridioNews -. Palermo comunque accusa tutte le difficoltà ad operare in assenza di politiche attive reali. Non ultima, il reddito di cittadinanza, che in questo momento è bloccato, non funziona completamente, la risposta dà numeri relativi, nemmeno zero, di meno addirittura». Una misura, insomma, che per il neo-presidente starebbe al momento facendo più male che bene, addirittura.
«Questo perché non si è passati prima da una riforma dei centri per l’impiego, quindi come si può operare senza dare gli strumenti a queste strutture affinché possano creare realmente occupazione?», si chiede. E i navigator? «Sono un capitolo veramente nero della nostra politica, perché comunque sono dei soggetti deputati a ricercare il lavoro per altri, soggetti che dal canto loro sono assunti con contratti a tempo determinato e che devono trovare il lavoro a tempo indeterminato agli altri. Spesso noi siamo testimoni del fatto che gli stessi navigator suggeriscano ai percettori del reddito di cittadinanza di non accettare un lavoro, piuttosto di riabbandonarlo quando questo diventa antieconomico – racconta -, è un’assurdità». Ma ci sono dei settori, però, che a Palermo crescono. E lo fanno in controtendenza rispetto al resto del Paese. Come quello dell’agricoltura (un’eccezione visto che gli altri settori tradizionali sono in sofferenza): «Seguito a sua volta dalle vendite e da quello delle tecnologie e telecomunicazioni, questi sono i settori che registrano maggiore risposta dal mercato in termini di occupazione. Su 98.201 imprese attive 238.496 dipendenti, solo l’agricoltura (con quasi 11mila braccianti) cresce di 28 aziende – spiega -, e gli altri comparti sono in negativo, a fronte di 560 nuove imprese dei settori innovativi che danno lavoro a 9.224 persone, pari al 5 per cento del totale della provincia».
Settori che, a sentire Alessi, non sarebbero privi di manovalanza giovanile, anzi. E se questo, forse, oggi può apparire scontato per il settore tecnologico, al passo con un’era in cui i più giovani sono nati e cresciuti, sorprende invece quando si parla di un settore come quello dell’agricoltura. Dove, a quanto pare, qualcuno disposto a recuperare le antiche tradizioni c’è, magari unendole alle innovazioni di questo tempo. «I millennials sono quelli più interessati a smuovere il mercato, infatti il 61 per cento di loro si attiva per una ricerca di lavoro – dice il presidente Alessi -. Sicuramente dobbiamo, piuttosto che spingere sulle mansioni, attivare le ricerche sulle competenze, quindi lavorare affinché i soggetti acquisiscano sempre maggiori competenze in modo che per loro possa aprirsi un mercato del lavoro più efficace». Ma com’è messo esattamente quello di Palermo e provincia oggi? «Probabilmente qui la tendenza è ancora quella di uscire fuori dalla nostra terra, però non la dobbiamo spopolare – osserva -. Abbiamo effettivamente delle eccellenze, lo dimostra il fatto che quando i nostri giovani vanno fuori raggiungono posizioni apicali, abbiamo validi referenti di spessore in molti settori, dalla sanità all’economia, significa che noi produciamo eccellenze».
I cervelli, insomma, non sembrano essere un problema, tanto per Palermo quanto per il resto dell’Isola. Ma sono ancora troppi quelli che guardano altrove per cercare lavoro e costruirsi una vita. «Abbiamo tanti cervelli qua e che sarebbero anche disposti a restare per fare economia per la propria terra, se creiamo le condizioni riusciremo ad arricchire il nostro mercato. Una cosa che andrebbe tutta a favore dell’intera Sicilia, che è bellissima e potrebbe davvero, in potenza, dare tanto. Il lavoro c’è, basta crearselo». Creare, cioè, le condizioni. Investire, puntare su aspetti che fino ad ora nessuno ha considerato. «I consulenti del lavoro di Palermo sono in prima linea con iniziative proprie e con la disponibilità a collaborare con le istituzioni, per contribuire a ridurre la terribile piaga della disoccupazione che in Sicilia affligge, dato Istat allo scorso 30 giugno, 346mila cittadini, pari ad un tasso del 20 per cento contro il 9,8 medio nazionale», aggiunge Alessi. «Le imprese palermitane nostre clienti ci hanno comunicato un fabbisogno di personale per i prossimi mesi pari ad un totale di circa 1300 figure professionali, soprattutto nel settore terziario, in quello della ristorazione e delle startup. E noi ci siamo messi all’opera, tramite la rete della Fondazione consulenti per il lavoro, per selezionare i curricula e attingere alle misure vigenti di politica attiva del lavoro».