Tra le migliori sette d’Italia. È il posto occupato dall’offerta sanitaria siciliana nel report nazionale sulla qualità dei servizi erogati stilato dall’agenzia governativa Agenas e presentata dal ministero della Salute. Il risultato arriva sulla base di sistemi di valutazione nuovi rispetto al passato, quando i parametri venivano stabiliti sulla base dei Lea (livelli essenziali di assistenza). La nuova classifica si basa invece sul Pne, il programma nazionale esiti, che guarda – in soldoni – al risultato raggiunto, sulla base di valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario.
L’analisi, con il nuovo sistema Treemap, ha riguardato processi di cura e interventi preventivi, diagnostici, terapeutici e riabilitativi, valutati sulla base dei trattamenti e dei servizi offerti al cittadino. Le Regioni italiane con più strutture (tra il 30 e il 50 per cento) di qualità elevata sono la Lombardia, la Valle d’Aosta, la provincia di Bolzano e il Friuli Venezia Giulia. Seguono Toscana, la provincia di Trento e, appunto, la Sicilia. Che registra una percentuale tra il 15 e il 30 per cento di strutture di alto livello. L’Isola, inoltre, si conferma per il secondo anno prima delle Regioni del Sud. «Si tratta di un nuovo modello scelto per la valutazione degli esiti e delle prestazioni erogate – spiega l’assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi -. Siamo abbastanza soddisfatti, è un bel regalo di Natale ai nostri cittadini. Ho l’ambizione di pensare che questa nostra Regione possa raggiungere livelli migliori, intanto continuiamo a lavorare alla nuova rete sanitaria».
Secondo il segretario regionale del Partito democratico siciliano Fausto Raciti, «gli sforzi compiuti dalla Sicilia in ambito sanitario stanno portando risultati evidenti: la strada da fare è ancora molta, ma sappiamo di andare nella giusta direzione». Dello stesso avviso anche la Cgil Medici, secondo cui si tratta di «un risultato raggiunto grazie a una direzione politica che ha tenuto la schiena dritta e non ha sentito le sirene di chi puntava a interessi di campanile». «La strada è tracciata – sottolinea il segretario regionale del sindacato, Renato Costa -. Adesso serve una stretta sulla nuova rete ospedaliera, che non deve essere stravolta da infiltrazioni politiche. Il prossimo step – continua – dovrà puntare a rendere efficiente la medicina del territorio, che continua ad essere la cenerentola della nostra sanità: al fianco di ospedali funzionali deve esserci un territorio dotato di strumenti che consentano di non intasare i pronto soccorso, sfinire gli utenti e sprecare risorse. La direzione questa volta sembra quella giusta».
Non è dello stesso avviso la Cimo, secondo cui il programma di valutazione sarebbe «un’operazione di facciata che non può non lasciare amarezza. Le aree di emergenza – attacca il vicesegretario regionale, Angelo Collodoro – sono roba da terzo mondo e alla favola che la nostra sanità è tutta rose e fiori non ci crede più nessuno».
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