Eccoci all’ormai consueto appuntamento con l’osservatorio di LinkSicilia su tutto ciò che “si dice” su Twitter a proposito della nostra Isola.
IL VIDEO DI PROVENZANO – Cominciamo con la reazione del social network dei cinguettii sui video trasmessi da Servizio Pubblico, il programma di Michele Santoro, con protagonista Bernardo Provenzano, il boss corleonese in carcere dal 1995. Innanzitutto, c’è chi, come Cetty D. (@IstCetty), che ha oltre 27.000 ‘follower’, «non si fa impietosire da Provenzano malandato. Se nessuno investe in Sicilia, se molti vanno via è per quelli come lui». Mentre Mariano Amelio (@marianoamelio) legittimamente si chiede: «Che senso ha fare una puntata sulle botte a Provenzano se il giorno dopo nessuno chiede spiegazioni al Direttore del Carcere?». Al trevigiano Andrea B (@ab_itudinario), invece, «non piace uno Stato che sfrutta #Provenzano fino all’ultimo per i suoi comodi e poi lo getta nel trita-rifiuti». Sulla stessa scia lo studente universitario toscano Marco Menu (@MarcoMenu), per cui «comunque la pensiate, #Provenzano è un uomo, e come uomo ha dei diritti. Tortura e morte non sono giustizia. Sono crimini». Infine, ecco il tweet del giornalista e politico Marco Taradash (@mrctrdsh): «A #serviziopubblico hanno mostrato il vostro adorato 41bis, non Provenzano. Sappiatelo».
21 VOLTE 23 MAGGIO – Ora, però, passiamo dal male al bene, ovvero da Bernardo Provenzano a Giovanni Falcone, il magistrato ucciso il 23 maggio del 1992. Tra gli hashtag più utilizzati per partecipare anche su Twitter alla commemorazione della strage di Capaci menzioniamo #ioricordo e #quandoucciserofalcone. Ecco cinque tweet che abbiamo scelto:
L’AGENDA ROSSA “PARASOLE” – Restando sul tema “mafia”, dopo la notizia dell’errore sull’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino (era un parasole), su Twitter naturalmente sono stati vari i tweet ironici. Come quello del direttore de’ Il Post, Luca Sofri (@lucasofri): «L’esorcismo dell’Avvenire non era un esorcismo, l’agenda rossa di Repubblica non era un’agenda rossa: ora una rubrica “notizie che lo erano”». Mentre, per il già citato Marco Taradash, l’errore «è un segno, ora facciamola finita con il processo più demenziale della storia». E concludiamo con le significative parole del friulano Francesco Palma (@PalmaFrancesco): «Quella nel filmato non era l’agenda di #Borsellino, ma un parasole. E quello usato da molti responsabili non era l’onore, ma un paraocchi».
Foto pubblicata su Twitter da Elvira Terranova (@e_terranova)
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