«Con tutti i problemi che ci sono, dobbiamo manifestare per il calcio?», si domanda spaesata una donna, allontanandosi a passo spedito da piazza Santa Maria di Gesù. L’adunata degli ultras del Calcio Catania porta a sfilare, fino a piazza Roma e via Etnea, qualche centinaio di sostenitori durante una domenica senza pallone in campo. A dire il vero, il calcio giocato a Catania da tempo non è tra le priorità, se non per l’amarezza dei deludenti risultanti di una stagione travagliatissima. La preoccupazione del popolo rossazzurro è, invece, tutta rivolta al futuro societario della squadra, nel guado della crisi della Meridi, la società sempre meno cassaforte per le fortune imprenditoriali di Nino Pulvirenti. Ecco perché i tifosi hanno scelto di andare in piazza: «Questo non è un corteo, è un grido di libertà», urla uno di loro prima di perdere del tutto la voce.
«Che si tratti di amministrazione straordinaria o fallimento, il Catania rimarrà senza la fonte di sostentamento. L’unica soluzione è vendere subito», dice un tifoso dal corteo. Gli uomini della curva, fra un coro in onore del presidente Massimino e i canti d’amore rivolti alla squadra, hanno le idee chiarissime: «La città non vi vuole più, andatevene per non farci scomparire», il vibrante consiglio indirizzato a Pulvirenti e al direttore dimissionario Pietro Lo Monaco, i volti cardine di una società che aveva portato la piazza nel paradiso della Serie A, salvo poi sprofondare in Serie C. Per i tifosi, il dissesto finanziario di Meridi – la società che gestisce il marchio Fortè e controlla il Calcio Catania – rischia di travolgere i rossazzurri, senza più soldi in cassa. Gli ultimi creditori a voltare le spalle alla squadra di Pulvirenti sono stati gli autobus della Pappalardo transport che da anni portano i calciatori in giro per l’Italia. Debiti non saldati e servizio sospeso.
Per Meridi è stata richiesta l’amministrazione controllata. In attesa del giudizio, i tifosi vanno in piazza per chiamare la città alla mobilitazione, ma anche per prendere le distanze dalla pioggia di rumors sulla possibile cessione societaria. Un balletto che alimenta sfiducia e rabbia. Raffaello Follieri? «Inaffidabile». Giuseppe Leonardi? «Non si capisce che intenzioni abbia davvero». Da ultimo, le cronache hanno raccontato dell’interesse di una cordata guidata dalla famiglia Percassi, già proprietaria dell’Atalanta: «E chi lo sa..», dice uno degli ultras. Qualunque sia la soluzione, per i tifosi occorre vendere al più presto. «Devono andarsene a casa, solo così ci salveremo. Liberate il Calcio Catania».
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