Alle pareti del grande salone centrale si leggono le frasi di siciliani eccellenti. Da Gesualdo Bufalino – «La mafia sarà vinta da un esercito di maestri elementari» – a don Pino Puglisi – «Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto» -, passando per Leonardo Sciascia – «Come si fa a viverci senza immaginazione?» -, Renato Guttuso – «Anche se dipingo una mela, c’è la Sicilia» – e Felicia Impastato con il suo invito a tenere «la testa alta e la schiena dritta».
Le basse temperature e la pioggia non hanno frenato, ieri pomeriggio, i tanti accorsi all’inaugurazione di Cambiamenti, il quartier generale di Davide Faraone, nel lungo anno elettorale. C’erano il padre di Sicilia Futura, Salvatore Cardinale, e il suo assessore Maurizio Croce. Ma anche il segretario della Cgil Medici, Renato Costa, il presidente della commissione Attività produttive all’Assemblea regionale, Giuseppe Laccoto, e il presidente della quarta circoscrizione, Silvio Moncada. Presenti anche il docente universitario, già assessore comunale con Diego Cammarata, Maurizio Carta, il deputato nazionale – eletto coi Cinquestelle e poi traghettato al Pd, dove è stato accolto da Faraone nella prima Leopolda siciliana alle ex officine Sandron – Tommaso Currò, e poi ancora il consigliere comunale del Pd, Sandro Leonardi. A rispondere all’invito almeno la metà della dirigenza sanitaria del capoluogo siciliano: dai vertici dell’Arnas Civico fino agli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello. Medici di corsia, primari, manager, a dare il benvenuto al sottosegretario alla Sanità. «Una delega – ha detto Faraone – che mi consente di occuparmi di disabilità, un tema che mi sta molto a cuore, ma che consentirà a tutti noi in un momento molto delicato di far partire la rete sanitaria e i nuovi concorsi».
A mancare, invece, sono gli assessori faraoniani in giunta regionale. Ma se invece della titolare dell’assessorato all’Energia, Vania Contrafatto, è presente pressoché l’intero entourage dell’ufficio di gabinetto, pesa decisamente di più l’assenza dell’assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi, nel giorno del debutto del sottosegretario alla Sanità a Palermo. Nessuna traccia pure di Carmelo Miceli: il segretario cittadino dei dem che a un’ora dall’apertura dei cancelli del quartier generale del luogotenente di Matteo Renzi in Sicilia apre il dibattito sul simbolo del Pd alle amministrative di Palermo. Un punto rispetto al quale il primo cittadino del capoluogo, Leoluca Orlando, è stato netto: apertura ai democratici, ma soltanto se candidati in liste civiche. E se Faraone ieri mattina in conferenza stampa ha glissato, sottolineando che «non mi interessano i simboli», la replica a distanza di Miceli è stata durissima: «Ok la politica spesso è fatta di contraddizioni – ha scritto sui social -. Ma immaginare di chiudere un accordo di centrosinistra nella quinta città d’Italia senza simbolo mi pare troppo. Certo, del simbolo dispongono i dirigenti nazionali, non il provinciale. Ma della mia identità e dignità politica dispongo io».
Faraone ha chiamato a raccolta i suoi proprio nel giorno in cui i siciliani si svegliano con una classifica impietosa che vede Rosario Crocetta come il governatore meno amato dai suoi concittadini. «La classifica – ha ammesso Faraone – non mi sorprende affatto, come penso non sorprenda i siciliani, abbiamo chiamato il nostro percorso Cambiamenti per questo motivo. Il nostro obiettivo è portare la Sicilia al primo posto».
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