La fase 2 della più importante opera pubblica in Sicilia Raddoppio ferroviario Ct-Pa, doppi turni e stanze isolate

Alle sei e trenta del mattino gli operai arrivano nel campo base di Gerbini. Appena fuori dallo svincolo dell’autostrada A19, Salini-Impregilo ha piazzato il quartier generale della più importante opera pubblica al momento in costruzione in Sicilia: il raddoppio ferroviario tra Catania e Palermo, nel tratto compreso tra Catania Bicocca e Catenanuova. Trentotto chilometri per ridurre i tempi di percorrenza tra le due città di dieci minuti. Mentre quando tutta la tratta sarà completa, il viaggio in treno tra i due capoluoghi dovrebbe durare un’ora e 45 minuti. Un orizzonte fissato nel 2025 ma che appare lontano, visto che i restanti lotti da Catenanuova a Fiumetorto (nel Palermitano) sono solo in fase di progettazione. Ma il presente è qui, tra le province di Catania ed Enna. Dove il cantiere è ripartito quasi a pieno regime. Con una serie di accorgimenti che sono costati, stando all’azienda, «qualche centinaio di migliaia di euro». 

«Siamo all’80 per cento della produttività, a marzo eravamo ridotti al 20, ma non ci siamo mai fermati del tutto», spiega l’ingegnere Fabio Ruffo, project manager dell’opera. Le precauzioni dovute all’emergenza Covid-19 hanno strutturalmente cambiato la vita del cantiere. Primo controllo all’ingresso: subito dopo la sbarra le auto si fermano. Si scende a uno a uno e viene presa la temperatura. Quindi si passa in un’altra struttura per la distribuzione delle mascherine e dei guanti. È una grande stanza nata come sala ricreativa dove operai e amministrativi avrebbero dovuto trascorrere il post-lavoro, ma ora ha perso la sua identità originaria. «Abbiamo acquistato diecimila mascherine per i nostri cento dipendenti – spiega Ruffo – fino a settembre dovremmo essere apposto». 

La maggior parte degli operai sono siciliani e ogni giorno tornano a casa. Lo smart working ha coinvolto solo gli amministrativi. Ma una dozzina di persone arriva da fuori: Roma, Emilia, Piemonte, Calabria. Loro non tornano dalle proprie famiglie da quasi due mesi, perché hanno preferito rimanere qui per tutto il tempo dell’emergenza. Il quartier generale di Salini-Impregilo è provvisto di dormitori, all’interno dei quali sono state realizzate due stanze completamente isolate e con apposito accesso per eventuali positivi. Finora inutilizzate. 

I lavoratori salgono a bordo dei furgoni per raggiungere i cantieri distribuiti sui 38 chilometri interessati dal raddoppio. Se prima si viaggiava in sette, adesso si sta al massimo in quattro per garantire il distanziamento. A bordo il sanificatore igienizzante viene usato più volte al giorno. E anche nella fase operativa, il numero di persone che lavorano insieme è stato ridotto. In più è stato attivato un doppio turno: dalle 8 alle 15, e dalle 14.30 alle 22. 

Il primo step è fissato per la fine del 2021: in quella data dovrà essere ultimato il nuovo binario che si sta costruendo a fianco dell’attuale per 22 chilometri e per i restanti 16 in variante, cioè in un’area totalmente nuova. Ultimata questa fase, si demolirà il vecchio binario, si correggerà leggermente altimetria e posizione planimetrica, e si costruirà il secondo entro il 2023. Una strategia scelta per non interrompere mai il collegamento ferroviario tra le due città.

L’immagine più emblematica dell’avanzamento dei lavori si trova poco prima di Catenanuova, quasi alla fine del segmento in costruzione. È il viadotto Vignevecchie. Qui il tracciato del vecchio binario va cambiato del tutto, va raddrizzato per permettere di raggiungere i 180 chilometri di velocità a fronte degli attuali 120. Il viadotto è formato da nove pile, di cui cinque ultimate, mentre si lavora sulla sesta. «Su questo viadotto l’emergenza ci ha fatto perdere circa un mese e mezzo di tempo sulla tabella di marcia – spiega Ruffo – perché i fornitori si sono fermati. Ma contiamo di recuperare e rimetterci in regola: entro giugno completiamo le strutture in cemento armato, entro settembre con le travi in acciaio». A fine 2021 quassù dovrebbe passare il primo treno. Covid permettendo.

Salvo Catalano

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