Altro che gallo. È una belva inferocita che non dà scampo alle prede. Il suo killer-instinct – come testimonia la gara Torino-Palermo – a volte viene esaltato dalle ingenuità di chi dovrebbe attrezzarsi per salvaguardare la propria incolumità ma ciò non toglie che Andrea Belotti è un «animale» d’area di rigore. Un bomber di razza che, grazie ai tre gol realizzati ieri nel secondo tempo in sette minuti, ha annichilito la sua ex squadra regalando ai granata la seconda vittoria in questo 2017 e, a titolo personale, conquistando la vetta della classifica cannonieri a quota 22 reti. Giù il cappello davanti alla prova da urlo dell’attaccante della Nazionale ma il suo exploit, giusto premio alla perseveranza di un giocatore che non si risparmia mai e che avrebbe potuto fare le fortune del Palermo se nell’estate del 2015 non fosse stato ‘svenduto’ da Zamparini per una cifra vicina ai 10 milioni di euro, non può essere scisso dalle sbavature degli avversari. Evidente la complicità dei rosanero che gli hanno steso un tappeto rosso mettendolo nelle condizioni ideali per esprimere il massimo del suo potenziale. Errori individuali e di reparto hanno mortificato le ambizioni del Palermo (punito ancora una volta dopo essere passato in vantaggio) e spianato la strada al successo dei padroni di casa.
Un cocktail di colpe ha «avvelenato» la formazione di Lopez, distratta sulle palle inattive (ma perché difendere a zona nelle marcature?) e tradita dalle defaillance del proprio portiere. Sparare sulla croce rossa non è un esercizio utile ma è innegabile che sta crescendo in maniera preoccupante il numero delle partite in cui, sui gol subiti, c’è una precisa responsabilità di Posavec. La giovane età (20 anni) è un fattore che non può essere sottovalutato ma non può rappresentare un alibi. Perché il Palermo deve pagare l’inesperienza di un portiere che ha bisogno di strutturarsi e di limare ancora qualche difetto? Aspettare la crescita di un ragazzo ancora acerbo e senza malizia in un ruolo particolarmente delicato come quello del portiere si sta rivelando una manovra autolesionistica. Una scelta sbagliata. Il confronto con il predecessore Sorrentino è impietoso. L’attuale numero uno del Chievo, 37 anni, è stato uno degli artefici della salvezza conquistata in extremis nella scorsa stagione. Posavec ha dei numeri interessanti in prospettiva ma, obiettivamente, in questo momento non sembra essere funzionale alle esigenze di una squadra che ha un bisogno disperato di punti. Una squadra in cui, allo stato attuale, non ci sono i margini per sbagliare con «serenità».
Detto questo, i rosa ieri non hanno perso per colpa di Posavec ma anche per colpa di Posavec. I gravi errori di valutazione del numero 1 (responsabile con due uscite a vuoto del primo e del terzo gol di Belotti) rispecchiano l’inaffidabilità di una squadra che, pur avendo delle potenzialità (la grinta e la generosità di Rispoli, autore nel primo tempo del momentaneo vantaggio con un bel tiro da fuori area, sono risorse preziose per il gruppo), è ancora prigioniera dei propri limiti. Il Palermo perde anche perché è abituato a perdere e, psicologicamente, fatica a liberarsi da certe sovrastrutture. Dal buio dello stadio Olimpico Grande Torino, tuttavia, è spuntato anche un piccolo raggio di sole: l’Empoli ha perso in casa contro il Genoa e, di conseguenza, la distanza dal quartultimo posto è rimasta di sette punti. Un gap ampio ma ancora recuperabile anche in virtù della crisi della formazione toscana.
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