Ipab Cristo Re, ancora attese per gli stipendi Panvini: «Serve riformare gli istituti d’assistenza»

Per l’Ipab Oasi Cristo Re è tempo ancora di aspettare. I vertici dell’ente acese di assistenza e beneficenza hanno incontrato oggi l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Roberto Barbagallo, per parlare dello stato di grave difficoltà attraversato dalla struttura. Un arretrato di quindici mensilità per i dipendenti, un bilancio 2014 che fa fatica a essere approvato dalla Regione e soprattutto un piano di rientro che non ha ancora convinto Palermo sono problemi che nessuno si sarebbe aspettato di risolvere con l’incontro odierno, ma sui quali si pensava di poter trovare una linea comune. Da Palazzo del Turismo, però, più che segnali positivi è arrivata la conferma di come in questa vertenza il ruolo svolto dal Comune di Acireale sia marginale.

In ballo c’erano due temi: il percepimento delle risorse relative alle rette socio-assistenziali per il ricovero degli anziani non autosufficienti e quello riguardante l’ospitalità concessa ai sei minori non accompagnati (in totale l’Ipab ne ospita 23, ndr). Sul primo punto la posizione della giunta Barbagallo – presente all’incontro nelle vesti dello stesso sindaco e dell’assessora ai Servizi sociali Adele D’Anna – è quella già ribadita negli scorsi mesi: «Sino a oggi – ha dichiarato il primo cittadino acese – il Comune ha onorato tutti i debiti, saldando le rette per i 25 anziani in convenzione». In merito, però, il dirigente dell’Oasi Cristo Re, Angelo Rigano, ha ricordato che ancor’oggi «sia aperto un contenzioso con il Comune per un totale di 700mila euro» e come ciò lasci aperta la porta a una cospicua integrazione da parte dell’ente. Integrazione che però – come sottolineato con decisione da Barbagallo – vedrebbe il Comune nelle vesti di protagonista indiretto: il nodo della questione, infatti, riguarda la decisione da parte dell’Azienda sanitaria provinciale di non riconoscere in molti casi ai pazienti dell’ipab le condizioni necessarie per il riconoscimento dell’integrazione delle rette. Scelta questa che inevitabilmente ha causato nell’ultimo anno drastici riflessi nel bilancio dell’ente.

Ma lo stallo riguarda anche il pagamento delle somme destinate al mantenimento dei minori non accompagnati così come sottolineato dall’onorevole del Movimento 5 Stelle Angela Foti. L’esponente pentastellata, tra i promotori dell’incontro, dopo aver sollecitato le parti a una maggiore comunicazione, affinché si possano superare eventuali intoppi burocratici, ha chiesto a che punto stia l’iter per il versamento di quelle risorse che a oggi l’ipab non ha mai ricevuto dal Comune. La risposta del sindaco acese, però, anche stavolta è stata chiara. Le lentezze, infatti, non sarebbero dipese dagli uffici comunali, ma da una normativa che soltanto negli scorsi mesi è stata chiarita a livello nazionale: «Abbiamo ricevuto una circolare ministeriale – ha spiegato Barbagallo – soltanto a dicembre. Il nostro intento è quello di allinearci sin da subito, velocizzando al meglio tutte le procedure». Sull’importo delle quote che il Comune verserà nelle casse dell’ipab è sorta una piccola polemica: stando a quanto sostenuto da Rigano, infatti, i Comuni dovrebbero pagare per ogni minore circa 75 euro, una cifra coerente con quanto previsto per le comunità alloggio rivolte a ragazzi disagiati. Tale cifra però non corrisponde a quella prevista dal ministero: «La circolare parla chiaro – ha ribadito Barbagallo –. Per ogni minore bisogna corrispondere 45 euro. A stabilirlo non siamo di certo noi ma il governo nazionale».

E così, mentre la riunione si è conclusa senza particolari novità, sullo sfondo rimane una problematica le cui radici andrebbero trovate per lo più a livello legislativo, su scala regionale: «La riforma delle ipab – ha dichiarato il commissario straordinario dell’Oasi Cristo Re, Giampiero Panvini – è un passaggio da cui non si può prescindere se la Regione vuole salvare questi enti. Allo stesso tempo, nel caso della struttura acese è inaccettabile che da Palermo si risponda con tale lentezza alle nostre proposte in merito al piano di rientro che abbiamo redatto con il solo ed esclusivo fine di evitare una macelleria sociale». Il riferimento di Panvini è alle resistenze mostrate dagli uffici regionali davanti alla proposta di rientrare dai debiti in dieci anni. I burocrati della Regione, infatti, vorrebbero che tutto accadesse in appena tre anni, un tempo ritenuto dal commissario troppo breve. A meno di non ricorrere al licenziamento di molti lavoratori.


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