I manifestanti per la rivoluzione di Rojava sono accusati di interruzione di pubblico servizio. Nel comunicato della Digos si parla di tensioni con i passeggeri. «Nessun attrito - racconta a MeridioNews un attivista - ci hanno complimenti, foto e video»
Indagati 23 attivisti per manifestazione pro curdi In aeroporto bloccarono check-in Turkish Airlines
Manifestazione non preavvisata e interruzione di pubblico servizio. Sono questi i reati per cui sono indagati 23 attivisti solidali al popolo curdo che lo scorso mercoledì 23 ottobre hanno bloccato i banchi per il check-in della compagnia area Turkish Airline dell’aeroporto Vincenzo Bellini.
Uno striscione, alcune bandiere e un megafono per esprimere solidarietà con la rivoluzione di Rojava, la regione autonoma nel nord della Siria non riconosciuta dal governo di Damasco, in queste settimane interessata da un’avanzata dell’esercito turco che considera i curdi come terroristi. I manifestanti sono rimasti, per una quarantina di minuti, davanti ai banchi di accettazione, bloccando le attività per un volo diretto a Istanbul.
In aeroporto sono intervenuti gli agenti della polizia di frontiera aerea e marittima e della Digos che avrebbe evitato «tensioni – scrivono nel comunicato – tra i passeggeri in attesa e i manifestanti». Diversa è la versione di uno degli attivisti che ha preso parte alla manifestazione in aeroporto. «Siamo rimasti lì poco più di mezz’ora. Non c’è stato nessun attrito con i passeggeri. Alcuni di loro sono rimasti in fila a fissare l’orologio – racconta a MeridioNews – altri addirittura ci hanno fatto i complimenti per la nostra azione e ci hanno fatto foto e video».
Successivamente è stato il personale della sezione antiterrorismo della Digos a riconoscere tutti i «componenti anarco-antagonisti facenti parte del gruppo» e la polizia di frontiera li ha denunciati in stato di libertà all’autorità giudiziaria. «In aeroporto abbiamo spiegato alla polizia di frontiera chi eravamo e cosa stavamo facendo, non ci hanno identificati e non ci hanno chiesto i documenti», spiega. Per le forze dell’ordine gli indagati sono «appartenenti ai sodalizi anarco-antagonisti catanesi Centro sociale occupato Liotru – Spazi sociali Catania e Centro popolare Colapesce – Comunità resistente La piazzetta».
«Stupisce che, dopo tanti anni, le forze dell’ordine non sappiano ancora scrivere nemmeno il nome del nostro collettivo», ironizza l’attivista alludendo a un articolo di troppo nel nome della Comunità resistente piazzetta. «La cosa più seria, però, è essere identificati come “anarco-antagonisti”, cosa che non siamo – aggiunge – È vero che all’aeroporto c’erano persone appartenenti anche ai due centri sociali ma il percorso sulla questione curda a Catania ha riunito diverse realtà politiche e sociali e anche comitati. Quell’azione, peraltro, è stata rivendicata anche da Potere al popolo» che, però, non viene citato nel comunicato della Digos. «La nostra sensazione è che si voglia dare un’immagine cattiva dei centri sociali».
Ad oggi, intanto, nessuno dei manifestanti ha ricevuto comunicazioni in merito a questa indagine. Dalla Digos comunicano anche che, nelle ultime settimane, diversi appartenenti ai due movimenti sono stati oggetto di dettagliate informative per avere commesso reati in occasione di altre iniziative pubbliche a Catania. Intanto, sono in corso di valutazione le posizioni dei singoli per eventuali misure di prevenzione da parte del questore ed eventuali responsabilità di natura contabile, a danno sia della compagnia aerea sia dei viaggiatori per il ritardo nelle operazioni di imbarco e quindi di partenza dell’aereo.