Il tribunale del Riesame ha stabilito che il patron di Ecocar - ditta che insieme a Senesi si occupa della raccolta della spazzatura a Catania - dovrà rimanere agli arresti. Secondo i giudici, nonostante non ricopra più cariche nelle società del gruppo di famiglia, potrebbe ripetere condotte illecite
Inchiesta rifiuti, confermati i domiciliari per Deodati «Non è escluso il pericolo di reiterazione dei reati»
«L’intervenuta dimissione delle cariche ricoperte nelle società del suo gruppo non è sufficiente a escludere il pericolo di reiterazione del reato». Così l’imprenditore Antonio Deodati resta ai domiciliari. È l’esito del tribunale del Riesame a proposito dell’arresto del patron di Ecocar, l’azienda che – insieme a Senesi – si occupa della raccolta dei rifiuti, in regime di proroga, a Catania. L’inchiesta Garbage affair sulla gestione della spazzatura nel capoluogo etneo si arricchisce così di un nuovo tassello: i giudici, nella parte relativa a Deodati, confermano l’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari e rigettano – secondo quanto riferisce l’agenzia giornalistica Ansa – l’ipotesi di concussione sostenuta dai legali di Deodati.
Assieme al reuccio romano della spazzatura, sono coinvolti nel blitz anche l’ex responsabile della Nettezza urbana Orazio Fazio (64 anni), l’ex ragioniere generale Massimo Rosso (54 anni), l’ingegnere dipendente del consorzio Seneco Antonio Natoli, l’ex dirigente dell’Ecologia Leonardo Musumeci. Al centro dell’inchiesta la cosiddetta gara ponte: il mini-bando da 106 giorni (tutt’ora in proroga) del valore di 12 milioni di euro. Secondo l’accusa, sarebbe stato aggiudicato – da unica contendente – al consorzio Seneco per via di un sistema di favori in cui sarebbero stati coinvolti dipendenti comunali e l’azienda Ecocar.
Nel meccanismo corruttivo sarebbero finiti anche i mancati controlli sull’operato dell’azienda, che così avrebbe evitato di pagare le salatissime penali previste da contratto per i disservizi. Le sanzioni, del valore di 3600 euro per il primo trimestre, hanno poi superato i centomila euro nei mesi successivi a seguito di un approfondimento di MeridioNews. Nel documento del tribunale del Riesame un passaggio ulteriore riguarda, infine, l’ex dirigente Massimo Rosso. Che avrebbe «costituito in favore di Deodati una rendita di posizione importantissima», grazie al suo «forte ruolo apicale ricoperto nell’ambito della compagine amministrativa comunale».