Auto carbonizzate, esplosioni, palazzi danneggiati e paura tra i residenti, svegliati nel cuore della notte da boati e sirene. Tre raid incendiari, a distanza di pochi minuti, a Gela (in provincia di Caltanissetta).
Il primo allarme scatta intorno alle 2 in via Risorgimento, nel quartiere San Giacomo: una Fiat Panda è stata avvolta dalle fiamme. I vigili del fuoco intervengono subito, ma pochi minuti dopo un’altra chiamata li dirotta in via San Nicola, nei pressi del teatro comunale, dove due auto sono già ridotte in cenere. Poco dopo le 2.30, in via Cairoli, a meno di duecento metri dal secondo rogo, un’esplosione squarcia il silenzio. Un fiume di benzina serpeggia tra le auto parcheggiate, trasformando la strada in una trappola infuocata. Tre vetture vengono divorate dal fuoco, il calore annerisce le facciate dei palazzi, gli infissi esplodono, il fumo invade le abitazioni.
A innescare almeno due dei tre roghi potrebbe essere stata la stessa mano: le telecamere di sorveglianza hanno ripreso un uomo incappucciato mentre cosparge le auto con liquido infiammabile, prima di appiccare il fuoco. Un gesto rapido, chirurgico. Chi c’è dietro questi attentati? Un lupo solitario o un messaggio criminale più ampio? Gli investigatori passano al setaccio i filmati e raccolgono testimonianze per risalire all’identità del responsabile.
L’ennesima notte di fuoco riaccende la paura, ma anche la rabbia. Il sindaco Terenziano Di Stefano condanna duramente l’accaduto: «Questi atti criminali sono inaccettabili. Gela non può vivere sotto il ricatto della paura. Chiediamo un intervento immediato delle autorità – dice il primo cittadino – per individuare e punire i responsabili. Non arretreremo di un passo nella battaglia per la legalità». Di Stefano lancia anche un appello ai cittadini: «Chi sa qualcosa, parli. Solo uniti possiamo respingere questa ondata di violenza. Gela non si piega. Gela reagisce». Gli investigatori sono al lavoro per ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto e per arrivare a individuare i responsabili.
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