Immigrati a Palermo, lo spettro di tubercolosi e scabia

IERI SONO SBARCATI NEL CAPOLUOGO DELL’ISOLA 767 PROFUGHI. E LE AUTORITA’ HANNO SEGNALATO LA PRESENZA DI POSSIBILI MALATTIE. IN REALTA’, LE STESSE COSE LE HA DETTE SETTE GIORNI FA IL COISO, UN IMPORTANTE SINDACATO DI POLIZIA. MA TUTTI HANNO FATTO FINTA DI NON SENTIRE…

La scorsa settimana abbiamo pubblicato un articolo che riprendeva una dichiarazione ufficiale del Coisp, un importante sindacato di Polizia. In questo comunicato si parla espressamente di uomini delle forze dell’ordine che sono già stati infettati dal batterio della tubercolosi: hanno già l’infezione, ma – per fortuna – non hanno sviluppato la malattia conclamata.

In questo comunicato si parla anche di pericoli per la popolazione. Legati alla tubercolosi e alla scabia.

Ieri mattina, a Palermo, sono giunti 767 migranti provenienti da Mali, Guinea, Costa d’Avorio e Ghana. E, improvvisamente, si è cominciato a parlare di possibili malattie: scabia e tubercolosi.

Queste cose le hanno dette sette giorni fa i sindacalisti dei Coisp, ma non hanno riscosso molto ‘successo’.

Ci voleva l’arrivo della nave militare “Etna” per sottolineare che la popolazione siciliana e, in generale, tutta la popolazione italiana che viene a contatto con questi disperati è a rischio?

Ieri sono arrivati a Palermo 653 uomini, 46 donne e 68 minorenni. Oltre trenta sono ricoverati presso le strutture sanitarie cittadine. Con molta probabilità, il presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta, e l’assessore alla Salute, Lucia Borsellino, che hanno annunciato un ulteriore taglio di posti letto negli ospedali siciliani, dovranno rivedere le stime.

A Palermo alcune chiese sono state svuotate per sistemare i lettini per i migranti. Per esempio, la chiesa sconsacrata di San Carlo, dov’è ha sede il centro Caritas Santa Rosalia, ospita un nutrito gruppo di profughi.

Resta da capire perché, in tutto il Mediterraneo, l’unico Paese che va a salvare i migranti sotto le coste libiche è l’Italia. Tutti gli altri Paesi della costa mediterranea e dell’Europa sono insensibili o c’è qualcosa di ‘italiano’ sotto? Noi propendiamo per la seconda ipotesi. 

Sono cose che in parte abbiamo già scritto: ovvero il grande affare che c’è dietro questa opera di assistenza. Getsita, in prevalenza, dai privati. Non gratuitamente, ma a spese della collettività. Un business ammantato di solidarietà del quale l’operazione Mare Nostrum è lo strumento.

Sia chiaro: giusto assistere questa gente che fugge dai propri Paesi. La cosa strana è che l’Italia faccia da solitaria battistrada, in attesa di un’Unione europea che tergiversa. Perché?

Più tardi proveremo a dare un’interpretazione.


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