Il vertice sulla Libia si chiude senza colpi a sorpresa Soddisfatto Conte: «Fatti dei passi avanti importanti»

Si spengono i riflettori sul vertice internazionale di Palermo, dove i rappresentanti dei governi di trenta Paesi si sono dati appuntamento per discutere della questione libica. «Non si è parlato solo di immigrazione – assicura il premier Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa a chiusura dell’evento, spalla a spalla con il rappresentante delle Nazioni unite Ghassan Salamè – Dirò anzi che il tema dei migranti non è stato assolutamente al centro delle discussioni». Nessuna mediazione per beneficio, o meglio, nessuna volontà di foraggiare la linea politica del governo italiano, almeno secondo quanto detto da Conte, ma la voglia di propiziare il dialogo tra le parti che recitano la parte da protagonista nella confusa e instabile situazione politica libica. 

«Se dovessimo parlare di successo o insuccesso del vertice guardando alla risoluzioni dei problemi della Libia – continua il premier – dovremmo considerare questa conferenza come un insuccesso, sicuramente però è stata importante per mettere un altro mattone verso il dialogo delle parti e verso un’effettiva risoluzione del problema». E la politica dei proclami, in effetti, per due giorni è rimasta fuori dalla porta. Conte ha fatto da padrone di casa in tutto e per tutto, senza interventi esterni di esponenti tanto leghisti quanto pentastellati, che sono rimasti lontani da Palermo. Il presidente del Consiglio non si sottrae alle domande, parla dell’imminente partenza per Palazzo Chigi per firmare la manovra da riproporre all’Europa, parla anche del ruolo di Egitto e Russia nella mediazione per la presenza del generale libico Haftar, affermando con sicurezza che «ero sicuro della sua presenza. Mi aveva dato la sua parola d’onore che sarebbe venuto e non ho avuto mai nessun dubbio sul valore delle sue parole». E anche a chi gli fa notare l’assenza dei grandi leader al tavolo risponde che i Paesi erano tanti e ben rappresentati e che le presenze importanti erano quelle dei leader libici. 

Alle parole di Conte fanno eco quelle di Salamé, con l’auspicio che in Libia si possa arriva a elezioni democratiche entro la primavera del 2019. Elezioni per cui l’Italia ha stanziato 1,5 milioni di euro. «Palermo sarà ricordata come pietra miliare per tracciare una via che porti i libici verso il futuro» dice il rappresentante delle Nazioni unite. «La soluzione della situazione libica – continua Conte – non darebbe benefici solo all’Italia, ma a tutta l’Europa» e sull’addio anticipato della Turchia, col vicepremier che ha lasciato anzitempo il vertice non senza polemica: «Sono certo che non c’e l’aveva con l’Italia. Quando si cerca di fare discutere delle parti avverse bisogna tenere conto che certi attriti possono emergere, è prevedibile». E il premier chiude rispondendo alla provocazione lanciata da un giornalista del Sole 24 ore, che chiedeva se la politica nei confronti della stampa fosse cambiata visto il comportamento di Conte nella due giorni Palermitana. «Questo governo – conclude – non sarà mai contro la libertà di stampa, che è una delle componenti fondamentali di qualsiasi sistema democratico. Certo, alcune volte fate degli attacchi e qualcuno, risponde con un gergo sicuramente esagerato, ma che ci sta».


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