Colpito ancora una volta il clan dell'Arenella, anche grazie alle dichiarazioni del nuovo pentito Gaetano Fontana, figlio di Stefano, storico boss della famiglia del mandamento di Resuttana. Sequestrata una gioielleria a Milano e un compro oro a Palermo
Il tesoretto della mafia reinvestito in orologi di lusso Venduti al mercato nero a clienti facoltosi: 12 arresti
Arrivano i primi arresti dopo il pentimento di Gaetano Fontana, figlio di Stefano, lo storico boss dell’Arenella durante gli anni in cui Cosa nostra dominava tra le vie di Palermo con le sue strategie di sangue e terrore. Quindici le misure cautelari eseguite dal Nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza palermitana: una persona è finita in carcere, undici ai domiciliari e tre sotto obbligo di firma. Colpito, neanche a dirlo, il clan della borgata di mare che per tanti anni era stato casa dei Fontana e che di recente aveva perso la sua guida, quel Gaetano Scotto per cui tra pochi giorni si deciderà sul rinvio a giudizio nel processo per l’omicidio del poliziotto Nino Agostino.
L’operazione di oggi è la naturale prosecuzione di quella che lo scorso maggio portò all’arresto di 90 persone vicine al clan dei Fontana per associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, reimpiego di capitali illeciti, esercizio abusivo di giochi e scommesse. Gli indagati di oggi, secondo gli investigatori, avrebbero a vario titolo reinvestito ingenti risorse finanziarie, provenienti dai reati commessi nel territorio palermitano, nel business del commercio in nero degli orologi di lusso, destinati a facoltosi clienti. Operazioni finanziarie che si spingevano anche all’estero, grazie a una fitta rete di relazioni d’affari con operatori del settore compiacenti: compro-oro a Londra, Milano, Roma e Palermo.
Sequestrati una gioielleria di Milano e un compro-oro di Palermo, oltre che rapporti finanziari per 2,6 milioni di euro. Le operazioni sono in corso in Sicilia, Lombardia, Piemonte, Toscana e Friuli Venezia Giulia, con il supporto dei nuclei di polizia economico finanziaria di Milano, Torino, Palermo, Pordenone e Grosseto.