«Ci sono le risorse e non ci sono più scusanti. Solo restituendo i beni confiscati alla società civile, alla vita, questa città si libererà di Nitto Santapaola e di Cosa nostra». Sono le parole pronunciate da Claudio Fava, dopo avere varcato la soglia dell’immobile al civico 18 di via Giorgio De Chirico. Qui il boss etneo ha vissuto con la famiglia ed è sempre qui che nel 1995 venne uccisa la moglie Carmela Minniti. L’appartamento da 23 anni appartiene ufficialmente allo Stato ma, così come per moltissimi altri beni confiscati alla criminalità organizzata, attende di essere messo a disposizione della società. «Lasciato in abbandono nonostante le tante proposte fatte negli anni da associazioni e amministrazioni locali», hanno ricordato I Siciliani Giovani e Arci Catania, in occasione del sopralluogo compiuto questa mattina.
A presenziare all’incontro è stato anche il presidente della commissione regionale Antimafia. L’occasione è stata ideale per ricordare come a fine mese scadrà il bando per agguantare i fondi che il Pnrr destina alla ristrutturazione degli immobili confiscati. In ballo, per il Meridione, ci sono trecento milioni di euro. «Il fatto che dopo 23 anni dalla confisca si sia ancora qui a darci un appuntamento in futuro affinché questi luoghi possano essere dati alla società civile racconta di un tempo della sconfitta – ha detto Fava – L’occasione che adesso abbiamo chiama in causa tutti gli attori istituzionali che in questi anni hanno ritenuto che questa fosse una questione marginale». Il deputato regionale si è soffermato sull’importanza di voltare pagina. «Restituire alla società i beni confiscati non è un fatto simbolico, è modificare il destino di luoghi che hanno rappresentato il dominio della morte. Da questa palazzina – ha sottolineato Fava – Nitto Santapaola ha deciso il destino di centinaia di esseri umani. Sono partiti ordini di morte. Non si tratta soltanto di rallegrarsi perché Santapaola è in galera, si tratta di capire che la restituzione dei beni alla società è un modo per riprenderci la nostra dignità».
All’incontro hanno presenziato anche la Fillea Cgil di Catania, che ha ricordato come i fondi del Pnrr potrebbero rappresentare anche una concreta possibilità occupazionale per le ditte che andrebbero a riqualificare gli immobili, e il sindaco di San Gregorio Carmelo Corsaro. «Questa è una grande occasione. Per il contesto in cui ci troviamo è quella di creare un punto di riferimento per famiglie con figli con disturbi di apprendimento», ha spiegato il primo cittadino, che ha ringraziato I Siciliani Giovani per l’impegno profuso e ha ammesso le difficoltà concrete nel riuscire nel giro di pochi mesi a farsi trovare pronti per presentare il progetto. L’auspicio è quello di poter ridare nuova vita ai beni che al momento raccontano di decenni di desolazione. Tra stanze vuote, pavimenti rialzati, bagni – uno con vasca idromassaggio – in pessime condizioni e un crocifisso appeso a una parete spoglia, troppo vicino a una porta. Fuori posto.
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