Il Megafono non è il Pd (e non è Lumia)

All’inizio della settimana che si conclude oggi abbiamo lanciato una notizia: Antonio Presti, il grande protagonista della Fiumara d’Arte, un poeta che negli anni ’80 del secolo passato è stato perseguito dall’ottusità kafkiana della burocrazia siciliana, l’uomo che ha realizzato un grande museo di arte contemporanea a cielo aperto nelle valli della riviera tirrenica della provincia di Messina sarebbe stato il capolista al Senato del Megafono, il Movimento politico nato attorno alla figura dell’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta.

Quando abbiamo lanciato la notizia ci hanno preso per matti. Perché in tanti continuano a pensare che il Megafono sarebbe stato messo su per ‘apparecchiare’ la candidatura al Senato di Giuseppe Lumia, in accordo con il Pd. Bene, anche se daremo un nuovo dispiacere al Partito democratico della Sicilia, oggi, per l’ennesima volta, torniamo a precisare – con nostro grande piacere – che il Megafono non è il Pd e, soprattutto, non è Giuseppe Lumia.

Oggi conta poco sapere se il capolista al Senato per il megafono sarà Antonio Presti, come annunciato ieri dalla Tv, o se tale posto verrà occupato dal solito Lumia. Dopo l’assemblea di ieri, celebrata a Tusa, è emerso, con forza, un elemento politico già presente da tempo, ma forse un po’ trascurato da tanti osservatori: il Megafono è un soggetto politico autonomo, di certo nuovo, sicuramente poco strutturato, in crescita, ma soprattutto distinto e distante – almeno per certi versi – dal Pd.

E’ vero, l’assemblea di ieri, contrariamente alle attese, non si è conclusa con un pronunciamento popolare. Ma questo, forse, ha evitato che qualche furbo riempisse la piazza di ‘abusivi’ per alterare, con un voto truffaldino, lo spirito di una nuova iniziativa politica.

Ci dispiace per il Pd, ma il presidente della Regione, tra la politica politicante e la poesia ha scelto la seconda opzione. Lo sappiamo, il Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria, ha chiesto al presidente Crocetta gesti chiari. Forse gli uomini di Confindustria Sicilia – che, al pari del Pd, sono un po’ infastiditi dal fatti che Crocetta non ha ancora autorizzato qualche speculazione, magari sui rifiuti?

Il signor Antonello Montante (nella foto a destra), il signor Giuseppe Catanzaro, il signor Ivan Lo Bello dovranno avere un po’ di pazienza. E, soprattutto, dovranno prendere atto che il Governo della Regione non è al servizio degli “Industriali del ficodindia” (forse Montante, Catanzaro e Lo bello sono troppo giovani e non sanno che cosa significa tale definizione: l’occasione per prendere tra le mani qualche libro sulla storia dell’Autonomia siciliana: chissà, magari gli servirà pure per fare qualche raffronto con il passato, anche per capire che, almeno fino ad ora, non sono stati ‘originali’).

Dagli industriali siciliani ci saremmo aspettati una critica serrata non tanto sulla proroga degli Ato rifiuti (non vogliamo coinvolgerli in un fastidioso conflitto di interessi…), quanto alla proroga del contratto a 30 mila precari circa. Invece da Confindustria Sicilia, su questo fronte, abbiamo registrato il silenzio assordante.

Confindustria, dopo appena tre mesi di Governo, si aspettava qualcosa di più degli “annunci”. Anche noi, da quattro anni a questa parte – e non da tre mesi! –  da Confindustria Sicilia, in materia di attività produttive, ci aspettavamo qualcosa di più degli annunci. Ma, a parte la corretta e coraggiosa azione di riforma (e di pulizia) negli ex Consorzi Asi da parte dell’ex assessore Marco Venturi abbiamo visto poco. Soprattutto sotto il profilo di nuove – e sane – iniziative imprenditoriali.    

Non sappiamo come finirà adesso questa storia delle candidature alle imminenti elezioni politiche. Ma sappiamo tre cose importanti.

La prima – già sottolineata – è che il Megafono non è né il Pd, né Lumia.

La seconda – anche questa già sottolineata – è che il presidente della Regione non prende ordini da Confindustria Sicilia.

La terza è che, nell’attività di questo esecutivo regionale, si registrano rallentamenti e scelte amministrative discutibili (tutte le scelte amministrative che il Governo Crocetta ha adottato su indicazione del Pd e della maggioranza dell’Ars, a cominciare dalla proroga dei precari, sono discutibili). Tutte cose che noi abbiamo stigmatizzato, là dove abbiamo scritto che nella politica siciliana, rispetto al passato, anche recente, a parte qualche opzione (per esempio, la formazione professionale), non è cambiato nulla.

Tuttavia, dobbiamo prendere atto che l’alleanza con un Partito – il Pd – che pensa di aver già vinto le elezioni politiche nazionali non è semplice da gestire (invece, fino a questo momento, il Partito democratico siciliano ha solo perso le elezioni regionali in Sicilia, lasciando sul campo circa 200 mila voti, grazie a una demenziale alleanza, per quattro anni di fila, con il Governo di Raffaele Lombardo, oggi tornato tra le braccia di Berlusconi: complimenti ‘vivissimi’ ad Antonello Cracolici e al solito Giuseppe Lumia).

Con molta probabilità, il Governo Crocetta tra vittoria del Pd e ‘pareggio’ al Senato dovrà temere di più la prima opportunità. E’ un’analisi un po’ cruda, certo. Ma considerata la rabbia di chi pensava al Governo Crocetta come un’appendice del Pd, il ‘pareggio’ a Palazzo Madama metterebbe al riparo l’esperienza siciliana da rappresaglie.

Indebolire i candidati del Pd? Non c’è bisogno. A questo hanno già pensato Bersani e il suo gruppo di prepotenti collaboratori, imponendo a tante regioni del nostro Paese i ‘paracadutati’ da Roma. Sarà questa mossa, con molta probabilità, a risultare determinante…

 


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