Il Grande intrigo dell’Asi di Agrigento

Salvatore Pirrone, il dirigente generale dell’Irsap, l’organismo che, in base alla riforma, ha sostituito i vecchi Consorzi Asi (per inciso, l’unica persona che non si accorge di essere illegittimo: vedi parere del Cga del 16 ottobre), invece di dimettersi spedisce un funzionario ed un istruttore alla guida dell’ex Consorzio Asi di Agrigento.

All’Asi di Agrigento ormai si gioca a donna (Luciana Giammanco), cavallo (Pirrone) e Re (Piero)…e da oggi anche con 2 piccoli “re magi”… (a destra, un’immagine dell’area industriale di Agrigento: foto tratta da bellaciaoag.it)

In questi giorni, in sordina, l’ingegnere Piero Re, pubblicamente e malamente scaricato dal Commissario dell’Irsap, Luciana Giammanco, si è dimesso da coordinatore dell’Asi di Agrigento. Re, dopo avere ottenuto la disponibilità di Gallo dell’Asi di Gela (da anni sotto procedimento giudiziario) ad occuparsi degli affari legali dell’Asi di Agrigento e dopo essere stato così “puntuale” ad informare in tempo la dottoressa Giammanco (sempre distratta…) che al Tar ed al Cga occorreva tutelare l’Ente contro la mafia, se ne è tornato con la sua valigia, quatto quatto, a Trapani senza che nessuno lo trattenesse.

Dopo poche settimane Re aveva capito che nessuno lo conosceva, neanche la Giammanco che l’aveva nominato. Tutti contro Re, anzi nessuno conosceva più Re! Come se ad Agrigento “quel Re” si fosse fermato da solo attratto dal tempio della Concordia o, forse, dalla terra di Pirandello.

Pirrone, che in molti sostengono essere molto impegnato a frequentare la “scuola” dei Direttori, non vedendo più Re alla guida dell’Asi di Agrigento, inizia a chiedere ed a pregare a chiunque di potere recarsi all’Asi di Agrigento. Pirrone, nonostante le sue ossessionanti telefonate ad urbi et orbi, non ottiene nessuna disponibilità da parte di dirigenti generali delle 11 Asi della Sicilia.

Pirrone non si scoraggia e trova la soluzione: il ragioniere Rinzivillo e l’istruttore Insullo, sempre dell’Asi di Gela, sono le “carte vincenti”. Pirrone, pensa: con Rinzivillo e Insullo siamo a “cavallo”.

Immaginate che colpo riesce a segnare Pirrone: all’Asi di Agrigento, dilaniata di debiti, illegittimità e collusioni di mafia, Rinzivillo e Insullo potranno mettere tutto in ordine e far dimenticare a tutti “il Re”, che tanta amarezza aveva procurato alla Giammanco (foto a destra)

Dopo la nemesi per dichiarate pendenze giudiziarie che ha colpito il dirigente Gallo che, trasmigrando dal Consorzio Asi di Gela a quello di Agrigento, avrebbe dovuto miracolare il disastrato settore degli affari legali di quest’ultimo Consorzio e la precipitosa ed irrefrenabile fuga dell’ingegnere Re, nominato coordinatore del Consorzio Asi di Agrigento dal commissario dell’Irsap, Gianmmanco, e rientrato in fretta e furia in quel di Trapani a seguito di inspiegabili e inquietanti dimissioni, ecco che il direttore generale dell’Irsap, Pirrone, cava un altro coniglio dal  cilindro magico.

Anzi, i conigli sono ben due, e provengono anche stavolta dalla nutrita colonia dell’ex Consorzio Asi di Gela. Con proprio provvedimento, il direttore generale dell’Irsap ha infatti incaricato il ragioniere Rinzivillo, funzionario, ed il signor  Insulla, istruttore, di recarsi presso il Consorzio Asi di Agrigento (dove, per la cronaca, sono già in servizio una decina di funzionari ed una quindicina di istruttori) per compiere un moderno miracolo: riprendere in mano i bilanci preventivi degli anni 2010, 2011 e 2012 ed i conti consuntivi degli anni 2009, 2010 e 2011, ai fini della loro prossima approvazione. (sopra, a sinistra, Alfonso Cicero) 

In questo clima di cupio dissolvi che avvolge ormai da tempo gli ex Consorzi Asi, in proposito una domanda sorge spontanea: ma com’è possibile, da parte di un direttore generale, ricorrere all’opera, sicuramente meritoria, ma altrettanto sicuramente non sufficiente, di un ragioniere in prestito per trenta giorni per rimettere in sesto i conti di bilanci dichiaratamente privi di veridicità per più anni il cui unico scopo – a quanto pare – era quello di evitare l’emersione di enormi disavanzi che avrebbero comportato il temuto commissariamento del Consorzio ed il defenestramento degli amministratori in carica fino all’inizio di quest’anno, prima dell’avvento dell’Irsap? C’è da restare allibiti.

E, subito dopo, c’è da restare sconcertati. Perché al Consorzio Asi di Agrigento, teatro di scorrerie degne dei migliori spaghetti western, c’è chi ha avuto il coraggio di affondare le mani nel corpo putrescente di un ente ‘stuprato’ dalla sistematica violazione delle regole ed accorgersi che quei bilanci erano solo un’accozzaglia scomposta ed irriverente di numeri senza senso. Alfonso Cicero, commissario straordinario fino allo scorso mese di agosto, defenestrato a seguito della decisione dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, di nominare Luciana Giammanco commissario straordinario dell’Irsap, si era accorto che la casa bruciava ed aveva dato incarico di effettuare una revisione contabile per appurare la verità sullo stato economico e finanziario del Consorzio Asi di Agrigento.

Il risultato è contenuto in una relazione del lo scorso 21 giugno – portata anche del dirigente generale del dipartimento Attività produttive, incarico nel frattempo concesso a Francesco Nicosia, e del dirigente del Servizio vigilanza, Carmelo Ricciardo – a conclusione della quale il revisore incaricato, dopo tutta una serie di rilievi che avrebbero comportato la necessità di portare i libri in Tribunale per qualunque società privata che si trovasse in analoghe condizioni, ha dovuto sottolineare  come sussistesse“ …  una palese incongruenza tra gli accadimenti amministrativi con i dati contabili sia economici che finanziari di rilevante entità”  che impediscono “… di dare corso alla redazione corretta dei bilanci non approvati”.

Evidentemente, l’ingegner Pirrone non conosce questa relazione, mentre grave sarebbe se, conoscendola, non ne avesse tenuto conto, richiedendo giochi di prestigio ai cavalieri venuti da Gela (per la cronaca, un ricorso storico: furono proprio coloni gelesi a fondare l’antica Akragas, odierna Agrigento, ma si trattava di altri tempi e di altre persone).

Ma se il direttore Pirrone, colpevolmente distratto, non ne era a conoscenza, altri avrebbero dovuto informarlo: l’ex coordinatore, ingegnere Re (ma perché è scappato via così di fretta da Agrigento?) o l’architetto Ricciardo, responsabile del servizio Vigilanza (ai posteri l’ardua sentenza su chi e cosa vigila, visto il perdurante e sospetto oblio sulle vicende torbide del Consorzio Asi di Agrigento) o il dottor Nicosia, fresco dirigente generale del dipartimento Attività produttive. Tutti distratti?

Ed allora, quali bilanci dovrebbero proporre per l’approvazione i prodi Rinzivillo, funzionario ragioniere, ed Insulla, istruttore non ragioniere? A quale fine si richiede l’approvazione di bilanci già ritenuti verosimilmente falsi dai revisori che hanno avuto l’improbo compito di esaminarli? A meno che i due prodi incaricati abbiano virtù taumaturgiche sconosciute ai più, ma ben note al direttore generale dell’Irsap, Pirrone che – in tale caso – vorrà con magnanimità darne comunicazione alla comunità scientifica internazionale a beneficio dell’umanità intera.

Un’ultima domanda resta da rivolgere al colto ed all’inclita: ma se il Consorzio Asi di Agrigento con esiste più, sostituito da una gestione separata in liquidazione, può avere più senso richiedere la predisposizione di bilanci di previsione per anni ormai trascorsi, piuttosto che la predisposizione – doverosa – di un bilancio iniziale di liquidazione, come le regole contabili universalmente note richiederebbero anche per un condominio di case popolari?

Anche questo accade a queste latitudini, negli epigoni dell’eredità lasciata dal mai troppo compianto governo Lombardo.

 

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