Gli uomini del soccorso alpino stanno rimuovendo massi e detriti ad una profondità di 30 metri in un terreno a Villagrazia di Carini. A far riaprire l'inchiesta alla fine dello scorso giugno erano state le rivelazioni del pentito Galatolo. Ai magistrati ha raccontato che padre e figlio sarebbero stati uccisi per contrasti legali alla gestione del cantiere di Isola delle Femmine, dove stavano costruendo delle villette
Scomparsa Maiorana, si scava in un pozzo Frazzitta: «Procura determinata, ma in passato deficit»
La verità sulla scomparsa di Antonio Maiorana e di suo figlio Stefano potrebbe essere sepolta a Carini. A riaprire uno dei gialli di Palermo, il caso dei due imprenditori spariti nel nulla il 3 agosto del 2007, è stato Vito Galatolo, ai magistrati il pentito di mafia ha raccontato che sarebbero stati uccisi per pesanti contrasti sorti nella gestione del cantiere per la costruzione di alcune villette a Isola delle Femmine, là dove per l’ultima volta sono stati visti. Così dopo il nuovo input, l’inchiesta era stata riaperta alla fine dello scorso giugno e le ruspe erano entrate in azione in azione nei pressi di via Ercole e di via Agnelleria, in contrada Serra Cardillo. Scavi e ricerche senza esito.
Adesso la Procura di Palermo, che coordina le ricerche, ha richiesto l’intervento anche degli uomini del soccorso alpino. Si scava in un pozzo profondo 30 metri in un terreno di Villagrazia di Carini, dove gli speleologi stanno rimuovendo massi e detriti, alla ricerca di resti umani. Proprio nella frazione del grosso centro del palermitano sarebbero stati agganciati per l’ultima volta i telefonini dei Maiorana. Ma per Giacomo Frazzitta, legale dell’ex moglie di Maiorana, Rossella Accardo, «la Procura non si sta muovendo solo sulla base dei tabulati telefonici che avevamo indicato. Riteniamo che il nuovo impulso alle indagini arrivi da novità a noi sconosciute, ma certamente importanti».
«Siamo fiduciosi – spiega l’avvocato a MeridioNews – che la nuova tranche di indagini possa dare i chiarimenti attesi da anni. La Procura è determinata a dare una soluzione al caso e i magistrati stanno facendo un ottimo lavoro». Insomma, si potrebbe essere ad un passo dal mettere la parola fine a un giallo lungo otto anni. «Nell’immediatezza dei fatti – aggiunge Frazzitta – ci sono stati dei deficit, lacune gravi che abbiamo chiesto di colmare. Il gip Pino ha accolto la nostra richiesta riaprendo le indagini e oggi si procede in maniera più incisiva».
Eppure ancora oggi ci sono alcune cose che restano «un mistero». Un esempio? «Le telecamere dell’aeroporto Falcone-Borsellino (dove fu trovata parcheggiata l’auto dei Maiorana, ndr) erano spente, così come quelle del tratto autostradale più noto d’Italia perché teatro della strage di Capaci. Questi sono fatti determinanti e di una gravità assoluta. Chi ha lasciato l’auto degli imprenditori nel parcheggio dello scalo era a conoscenza di questo particolare. Chi poteva saperlo? Sono elementi ai quali nell’immediatezza della scomparsa non è stata data la giusta attenzione. Oggi, però, siamo fiduciosi in una svolta»