Ci sono appena 49 cantonieri per fare la manutenzione dei 2.200 km di strade secondarie gestiti dalla città metropolitana di Palermo malgrado si tratti della seconda estensione dopo Torino fra i grandi centri italiani. Ma lì gli operai sono 210. Per la manutenzione ordinaria nel 2016 sono stati spesi 200mila euro: a Firenze sono stati investiti 3,5 milioni, a Genova 3,2, a Bologna 3, a Napoli 2,7. A Torino n-o-v-e. Per quella straordinaria sono stati spesi 800mila euro nel capoluogo siciliano contro i 3,2 milioni di Napoli. Basta scorrere i numeri della relazione di Mario Ridulfo della segreteria della Cgil di Palermo, presentati in occasione del convegno Viabilità secondaria, necessità primaria organizzato dal sindacato, per farsi un’idea dell’abisso rispetto al resto della Penisola.
La Cgil ha effettuato un viaggio in quattro tappe lungo circa mille chilometri attraversando le strade provinciali che collegano le zone più interne e impervie della provincia di Palermo, dall’Alto Belice corleonese alla costiera occidentale partinicense, dalla costiera orientale termitana alla lercarese sicana e le Madonie. E ha trovato strade ridotte a torrente per decine di chilometri, muri di contenimento franati, piante cresciute nei crateri al centro delle strade, lunghi tratti senza asfalto, cartelloni stradali scoloriti e riscritti e posizionati in modo inadeguato, tratti segnalati come off limits per chilometri ma con i varchi lasciati liberi al transito degli automobilisti. E ancora guardrail appesi nel vuoto a delimitare strade ormai precipitate di alcuni metri. Percorsi con l’asse stradale completamente deviato, carreggiate ristrette della metà a causa delle frane. Strade che all’improvviso scompaiono alla vista, costringendo, specie la sera, a salti nel buio.
Il motivo di questo disastro è semplice. A Palermo si spendono in media 455 euro a chilometro per la manutenzione ordinaria e gli investimenti, a Genova e Roma 3.092, a Napoli 8.210, a Torino 3.103, a Bari 11.108, a Firenze 3.045. Numeri impietosi, cui le istituzioni presenti, il sindaco metropolitano Leoluca Orlando e l’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pistorio, hanno provato a dare una spiegazione. Ne è venuto fuori un rimpallo di responsabilità: Orlando se l’è presa con la riforma delle città metropolitane, Pistorio con il taglio ai trasferimenti statali e con la condizione di partenza già di per sè arretrata della Sicilia. Ma c’è la promessa di un tavolo congiunto con Anas, Ance e sindaci per sbloccare le opere già finanziate e con la Forestale per la manutenzione dei cigli stradali.
«L’inattuata riforma delle province – attacca Orlando – ha causato problemi non solo sulle strade ma anche su acqua e rifiuti. Dopo tre anni siamo ancora in attesa dell’elezione del consiglio metropolitano che speriamo avvenga a febbraio senza altri rinvii. I 2.200 chilometri non possono essere tutti a carico di un ente riformato solo in parte: è come metterli in mano a nessuno. E così il piano di interventi rimane sulla carta». «Sono in totale 47,800 i km di strade secondarie interrotte nell’ex provincia di Palermo – scrive la Cgil -: 19 strade provinciali chiuse e due ex comunali. E anche dove non ci sono strade chiuse, è facile imbattersi in tratti interrotti o in transiti pericolosi. Ma la manutenzione scarseggia, da ben prima della crisi della ex Provincia».
Un decreto del 7 luglio del sindaco metropolitano prevede 63 opere entro il 2018 al costo di 105,2 milioni: 11 entro la fine dell’anno per un importo medio di 340mila euro (totale 3,7 milioni); 32 nel 2017 per un importo medio di 1,75 milioni (totale 56,1); 20 interventi nel 2018 per un importo medio di 2,26 milioni (totale 45,2). Le fonti di finanziamento sono il Patto per il Sud di Palermo, una legge regionale del 2015 e il Fesr 2014/2020. «Con la mano sinistra il governo nazionale ci promette 53,5 milioni da utilizzare entro il 2020 – insiste Orlano – e con la destra ha effettuato all’ex Provincia un prelievo forzoso di 140 milioni di euro. Non possiamo occuparci di tutto: non abbiamo le risorse. Il 30 per cento della viabilità secondaria in realtà è di supporto a quella primaria e dovrebbe occuparsene l’Anas, noi possiamo prenderci cura solo del resto. Non possono affidarci dei compiti senza affidarci le relative risorse. Pistorio convochi un tavolo con gli enti intermedi, l’Anas e la Forestale per firmare un’apposita convenzione».
Bene l’idea di un accordo con l’Anas «ma non dimentichiamo che i tempi dei finanziamenti sono purtroppo drammaticamente lenti – risponde Pistorio – e già di suo la Sicilia scontava uno storico consolidato di ritardi. Solo quest’anno lo Stato ha effettuato un prelievo forzoso di un miliardo in parte recuperato grazie al Patto firmato dal nostro governo. Ci sono 200 milioni tra ex provincie e Patto per il Sud da destinare ai progetti già esecutivi e altri 160 Roma ce li ha promessi per i progetti ancora definitivi se diventeranno cantierabili entro il 2017. Fondamentale inoltre portare avanti il progetto della new co interamente pubblica Cas-Anas con sede legale in Sicilia, un’operazione purtroppo a rischio con la caduta del governo Renzi: ci serve il via libera dello Stato. Per Palermo abbiamo in mente la riconversione dei fondi della tangenziale, ormai tramontata, per il completamento e l’allargamento della circonvallazione».
Per Antony Passalacqua di Mobilita Palermo «la mobilità del futuro passa anche dall’evoluzione delle strade. Va bene la manutenzione ordinaria e straordinaria ma con un occhio volto all’innovatività perché queste strade saranno percorse un giorno da veicoli di nuova concezione, elettrici o a guida autonoma. E quindi servono punti di raccolta dell’energia solare che possano ricaricarli e perché no vernici che raccolgono il calore di giorno per accendersi la notte implementando la sicurezza o pannelli modulari dai quali scaturisca il calore accumulato evitando che le strade si ghiaccino. Di queste cose, però, non si fa mai cenno».
«In pianta organica ci vorrebbero 500 cantonieri, non 49 – sottolinea Ridulfo -. Ci sono risorse annunciate per centinaia di milioni di euro che, se spese bene, possono alleviare questo disastro e al tempo stesso dare lavoro a tante persone: nell’edilizia a Palermo siamo passati da 20mila e poco meno di 10mila operai censiti. Per ogni milione di euro investito in edilizia c’è un effetto moltiplicatore per quattro perché lavorano anche tecnici, geometri e indotto. Per recuperare il gap col resto d’Italia ci vorranno almeno 20 anni e centinaia di milioni di euro. E bisogna anche saper scegliere dove investire: abbiamo scoperto strade che collegano il nulla e al contrario paesi isolati».
Nell’ambito del Patto per il Sud solo per la provincia di Palermo sono previsti 14 interventi per un totale di 32,3 milioni (importo medio di 2,3 milioni), che interessano sia strade provinciali come la SP 47 sia strade statali come la SS 120 e la SS 121. Anche l’Anas ha messo in piedi un programma di manutenzione straordinaria da 872 milioni per la A19, mentre per la normale manutenzione ordinaria ha stanziato 10 milioni.
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