L’allarme cementificazione dovrebbe essere comunque scongiurato. Anche nel caso di una potenziale vendita di cui, fino a pochi giorni fa, nessuno sapeva nulla. L’agenzia del Demanio, dopo il caso del boschetto della Playa a Catania, finisce nel ciclone delle polemiche con vista Etna. Sul mercato, nell’ambito di procedure analoghe a quelle che nel capoluogo sono state bloccate, sono andati infatti anche centomila metri quadrati di boschi e terreni lavici sul versante sud della montagna patrimonio Unesco. Si tratta di aree ricadenti in contrada Faggi e nel Bosco Caponetto, in territorio di Belpasso. Una zona verde tagliata in più punti dalla colata lavica del 1983. Base d’asta: 20mila euro.
A sollevare per primi la questione gli attivisti di Legambiente Catania. Alle loro parole sia l’amministrazione comunale belpassese che la reggenza provvisoria dell’ente parco sono come caduti dalle nuvole. Ma che l’operazione potesse aprire la strada a possibili speculazioni edilizie pare ipotesi remota: i terreni in vendita, interamente ricadenti nella zona “B” del parco, sono sottoposti ai rigorosi vincoli paesaggistici e idrogeologici. «In pratica non si potrebbe spostare neppure una pietra – spiega a MeridioNews la guida Carmelo Nicoloso, dirigente di Federescursionismo Sicilia – per cui si tratta di terreni davvero poco appetibili». Difficile anche solo garantire un accesso agevole – «servirebbero interventi su stradelle interne» – malgrado la vicinanza del luogo alla strada provinciale 92 per il Rifugio Sapienza e all’area della Nuova quercia.
«Che la vendita venga bloccata va benissimo – aggiunge Nicoloso – ma la vicenda ci mostra ancora una volta come sull’Etna tutto proceda in ordine sparso, manca una visione d’insieme». Un po’ come quando la mano destra non sa quel che fa la mano sinistra. Dal Comune di Belpasso dicono di volersi muovere: «Anche noi non siamo stati avvisati. Assieme al parco stiamo per scrivere al ministero dell’Economia e per conoscenza alla Regione, faremo di tutto per stoppare la vendita di questo piccolo polmone verde del nostro territorio», dice il vicesindaco Tony Di Mauro. Ma poi, ove tutto si bloccasse, che ne sarebbe di contrada Faggi? «Ci sta bene anche che tutto resti com’è, nella zona è difficile realizzare attività e per il Comune non è neppure semplice trovare i fondi per eventualmente acquisire i terreni».
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