Il Comune e l’Amt fanno causa alla Regione Siciliana «Operato illegittimo» sui fondi per i trasporti locali

«L’illegittimità dell’operato della Regione Siciliana ha cagionato un danno sia per il Comune di Catania che per l’Azienda metropolitana trasporti». Palazzo degli elefanti non usa mezzi termini. Di fronte a fondi negati ma a cui ritiene di avere diritto, del resto, quale amministrazione in dissesto si muoverebbe con i guanti di velluto? Così il primo cittadino Salvo Pogliese ha firmato: Palazzo degli elefanti fa causa alla Regione. E, in particolare, all’assessorato regionale alle Infrastrutture e trasporti. Il dato, poi, è un altro: non è nemmeno la prima volta. Perché di ricorsi al Tar contro gli importi dei trasferimenti che partono da Palermo e arrivano a Catania il municipio etneo ne ha fatti tanti.

L’inghippo sta nel corrispettivo che il dipartimento regionale ha stabilito per il trasporto pubblico locale catanese. Funziona così: la Regione partecipa alle spese della mobilità cittadina in tutta la Sicilia. Paga un contributo che si basa sui chilometri: a un dato numero di chilometri corrispondono proporzionali milioni di euro. Qualcosa, però, nel calcolo valido per il Comune di Catania è andato storto, ormai anni fa. Così all’ombra dell’Etna arrivano meno soldi di quanti, secondo l’amministrazione catanese, dovrebbero arrivarne.

Nell’ultimo trimestre del 2019, il dipartimento regionale dei Trasporti ha impegnato per la città quasi tre milioni e 338mila euro. «Se ragioniamo per annualità e non per trimestri, da Palermo arrivano a Catania ogni anno circa due milioni di euro in meno», spiega a MeridioNews Giacomo Bellavia, presidente dell’Amt. La partecipata che, d’intesa con il Comune, farà ricorso al Tar anche lei (peraltro pagando l’avvocato pure per il municipio). «È una storia vecchia che risale indietro negli anni – continua Bellavia – Per farla semplice: c’è stato un errore materiale nel calcolo dei trasferimenti regionali per il chilometraggio di Catania. Così, da, 2012 a oggi, la città ha accumulato un credito».

Questo errore materiale, non meglio precisato, nel bilancio pubblicato dall’Amt viene definito come «una illegittima e difforme interpretazione data ai contenuti contrattuali». Un «doppio taglio» da cui è scaturito un lungo e difficile contenzioso: un ente pubblico contro un altro ente pubblico. La disputa si è conclusa formalmente il 15 giugno 2017, data in cui tutti gli attori sul palco hanno sottoscritto un accordo transattivo. La Regione, cioè, ha deciso di versare al Comune di Catania quasi otto milioni di euro a titolo di rimborso per i minori stanziamenti degli anni precedenti, cioè quelli dal 2012 al 2016.

«Non si pensava, però, al futuro. L’errore rimane, ma non si è riusciti a sanarlo. Così ogni trimestre, quando vengono erogati i contributi, ci sono dei soldi in meno – prosegue Bellavia – È chiaro che per noi è un danno enorme. Risaneremmo l’azienda molto più in fretta se avessimo ogni anno questi due milioni che ci spettano». Invece l’Amt deve fare ricorso al Tar. E, con lei, anche il Comune di Catania, in quanto ente che per legge deve recepire i fondi da girare alla sua partecipata. «Nel triennio 2017, 2018 e 2019 avanziamo circa sei milioni di euro», conclude il presidente.

La speranza è che, di fronte alla minaccia del tribunale (ancorché amministrativo), la Regione scelga di sedersi di nuovo a un tavolo e chiudere un altro accordo. Prima di sanare l’errore che da sette anni si trascina, sulle spalle dei catanesi e del già bistrattato trasporto pubblico locale.


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