A Catania il Carnevale si festeggia in strada ed è sociale. Le energie si uniscono per ribaltare «un mondo sottosopra», come recita il tema dell’edizione 2020 del Carnevale proposto dall’associazione culturale Gammazita, che quest’anno ha coinvolto in un grande comitato organizzativo tutti i gruppi sociali catanesi, insieme a singoli cittadini e gruppi artistici, con l’obiettivo di restituire al Carnevale la sua dimensione di festa popolare.
Ma anche per tradurre in maschere, costumi e performance originali tutte le urgenze sociali di cui ognuno è portatore: diritti umani e civili, questione climatica, diritto alla casa, pace, lotta alla violenza sulle donne, diritto di cittadinanza, uguaglianza e parità, accoglienza, inclusione, antifascismo, antirazzismo, antimafia.
Due gli appuntamenti in programma: sabato 22, alle 16.30, un corteo partirà dal Centro Polifunzionale Midulla di via Zuccarelli 36 per attraversare il quartiere di San Cristoforo. Domenica 23, allo stesso orario, da via Etnea – ingresso villa Bellini – la carovana girerà tutto il centro storico cittadino tra danze, canti, musica, costumi, giochi, risate e scherzi, fino a raggiungere piazza Federico di Svevia per continuare a celebrare la festa tra musica e balli in Piazza dei Libri.
Tra i protagonisti del corteo, come sempre, ci sarà Sambazita, la scuola popolare di samba che attraverso la musica brasiliana crea aggregazione sociale e che per questo carnevale indosserà i nomi di tutti gli attivisti uccisi dalle dittature, rappresentando l’urgenza della difesa della foresta amazzonica e delle terre di cui sono state private le popolazioni indigene.
«Rappresenteremo sia la questione ambientalista sia quella sociale e politica. E soprattutto una chiara critica, e una volontà di ribaltamento, del governo di estrema destra di Bolsonaro», commenta a MeridioNews Manola Micalizzi, presidente di Gammazita che dirige Sambazita. E che aggiunge: «Quest’anno il comitato organizzativo del Carnevale Sociale di Catania lancia l’invito a tutti i catanesi di tornare a cogliere l’antico spirito del carnevale popolare, unendosi al grande corteo mascherato e festante che sfila verso ogni diritto. Verso un mondo diverso e possibile che vede protagoniste le persone».
In prima linea anche il coro Unicavuci Catania, diretto da Simona Di Gregorio, che come l’anno scorso si sta occupando del recupero della tradizione popolare orale siciliana. «Se l’anno scorso hanno portato un canto palermitano dedicato ai pulcinelli – spiegano dall’organizzazione – perché in tutta la Sicilia nell’800 il carnevale veniva rappresentato da queste figure che si fermavano nelle varie attività (panettieri, pizzicagnoli, fruttivendoli) cantando ed esibendosi per chiedere un tozzo di pane o un pezzo di formaggio, quest’anno hanno preso spunto da un canto della tradizione messinese per sottolineare l’importanza del recupero della memoria orale locale».
«Il brano che eseguiremo quest’anno è detto Ciuri di pipi – spiega Simona Di Gregorio, musicista e ricercatrice nel campo del recupero della tradizione orale siciliana – e quest’anno sfileremo nei panni dei mestieri scomparsi: pigiatori di uva, spaccatori di gesso, pescatori delle mattanze, donne forzute addette allo stiramento delle corde».
Insieme a loro il gruppo Bal Folkatania, l’Orchestrina Popolare insieme a tutti i musicisti che si vorranno aggregare al corteo, il blocco afro, il Gruppo indipendente Capoeira Catania, le maschere della Commedia dell’Arte di Malerba, giocolieri e artisti di strada, che sfileranno sulle scenografie create attraverso i laboratori creativi, i costumi e gli oggetti cuciti e realizzati dalla Sartoria sociale Midulla. E ancora le maschere e i costumi creati dai gruppi di Fieri- Fabbrica interculturale ecosostenibile del riuso, i volontari di Gammazita, i Briganti e le Brigantesse di Librino, la Librineria e tante altre realtà che porteranno in strada le urgenze sociali più sentite.
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