I tre step della prefettura a sostegno dei senzatetto etnei Regione: «Comune spieghi uso fatto di due milioni di euro»

«Una riunione per l’individuazione e la pianificazione di iniziative volte alla tutela e al sostegno delle persone senza fissa dimora». Era questo il motivo dell’invito che la prefetta di Catania Maria Carmela Librizzi ha inoltrato alle diverse realtà coinvolte. Attorno al tavolo in prefettura questa mattina c’erano il questore, i comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza, l’assessore regionale alle Politiche sociali Antonio Scavone, gli assessori comunali Andrea Barresi e Adriana Patella, e diverse associazioni del territorio che si occupano a vario titolo dei senzatetto. «Potrebbe essere la volta buona – commenta speranzosa a MeridioNews Anna Puci, volontaria di Arbor – unione per gli invisibili – per trovare una soluzione diversa da quelle messe in campo finora». Il riferimento, nemmeno troppo velato, è allo sgombero da piazza della Repubblica dei clochard senza che ci fosse per loro un’alternativa perché tutti i posti delle strutture erano occupati

«L’iniziativa prefettizia è stata corretta – riferisce al nostro giornale l’assessore Scavone – e utile soprattutto a fare chiarezza e ordine perché, pur nella voglia di fare bene, spesso regna il disordine». E dalla Regione l’esercizio di trasparenza comincia dalla richiesta al Comune di rendicontare in modo preciso come sono stati utilizzati i fondi stanziati per il disagio abitativo nel 2014 (oltre 370mila euro) e nel 2021 (circa un milione e mezzo di euro). «Le risorse regionali sono state trasferite al Comune – ribadisce – ma non ci risultano ancora rendicontate ed è quello che abbiamo chiesto di avere». Un impegno che si è presa la nuova assessora ai Servizi sociali Adriana Patella che, qualche settimana fa, ha ereditato la delega dal suo predecessore Giuseppe Lombardo. «Dalla Regione ci hanno chiesto di specificare meglio i progetti realizzati con quei fondi – afferma Patella – C’è una somma generica su cui dobbiamo entrare più nel merito e nel dettaglio per spiegare come e dove sono stati impiegati. Per farlo – aggiunge – ho necessità di approfondire». 

Nell’attesa che arrivo le dovute precisazioni – già chieste anche nell’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata Simona Suriano e nella denuncia di Rifondazione comunista – la prefettura ha scandito quali saranno i prossimi passi. Nell’appuntamento fissato tra una decina di giorni, sarà la cooperativa Mosaico (centro di prossimità della fondazione Èbbene) a dover presentare una mappatura dei luoghi e un elenco delle persone, ognuna con le proprie difficoltà. Poi toccherà all’Asp e alla Croce Rossa comprendere i diversi tipi di disagi. Il terzo step riguarderà l’individuazione di unità abitative e la creazione di percorsi individualizzati di integrazione e reinserimento sociale. «Continueremo a monitorare tutti i passaggi», assicura l’assessore Schiavone. «Penseremo a individuare nuove risorse per incrementare i servizi presenti», garantisce l’assessora Patella pensando a bagni e docce. «Ma bisogna dire – sostiene – che dai Servizi sociali è già stato fatto moltissimo, basta pensare al dormitorio di via Delpino». Il bene confiscato tolto alla mafia a Librino che, dopo anni di rinvii e ritardi, è stato inaugurato nonostante fosse stato considerato «troppo decentrato». Cosa che in effetti è, tra l’altro senza che sia stato previsto un servizio per i pasti e nemmeno delle navette per arrivare alla mense

«Un primo incontro nel segno della collaborazione – riferisce Anna Puci – I tempi stringenti che sono stati fissati per i prossimi appuntamenti fanno ben sperare. Quello che abbiamo ribadito con forza – sottolinea la volontaria – è che prima dei luoghi, vengono sempre le persone. Un’attenzione particolare la merita chi ha problemi di dipendenze e di salute mentale. Anche chi vive in mezzo alla strada ha il diritto di essere assistito e curato». Un diritto la cui attuazione dipende da un altro prerequisito: ovvero, avere un documento di identità per cui però serve una residenza. Un cane che si morde la coda. Per il momento, alcuni senzatetto catanesi ne hanno una fittizia e virtuale in via dell’Accoglienza. Molti ne attendono una anche reale. 


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