I Siciliani giovani e le ipotesi sul futuro de La Sicilia Orioles: «Disponibili per evitare che la nave affondi»

«La fine di Ciancio può e dev’essere l’inizio di un’era nuova dell’informazione a Catania: non affarista, non collusa, non di bavaglio, ma onesta, antimafiosa e libera». È questo il messaggio della conferenza stampa organizzata – all’indomani della confisca ai beni di Mario Ciancio Sanfilippo che ha coinvolto anche la società editrice del giornale La Sicilia – da I Siciliani giovani al Giardino di Scidà, il bene confiscato alla famiglia Santapaola in via Randazzo. «È un luogo simbolo per noi e, adesso – dice ironizzando Matteo Iannitti di Catania bene comune e componente della redazione – condividiamo con i giornalisti de La Sicilia il fatto di lavorare in un bene confiscato». È lui che, insieme al direttore Riccardo Orioles e al caporedattore Giovanni Caruso, mette sul tavolo l’ipotesi di «assumerci l’incarico di traghettare il giornale La Sicilia dal giornalismo di Ciancio a quello di Giuseppe Fava, cosa di cui professionalmente e civilmente siamo in grado». 

Una proposta che, come ribadiscono più volte, «non è solo provocatoria». Il quotidiano di viale Odorico da Pordenone, diretto da Ciancio per oltre cinquant’anni dopo averlo ereditato dallo zio Domenico, dall’altroieri è in amministrazione giudiziaria e alla direzione è stato scelto il giornalista Antonello Piraneo. «Una continuità – afferma Caruso – che va criticata e osteggiata. Noi preferiremmo che venisse nominata una persona super partes e, in quest’ottica, anche noi ci mettiamo a disposizione». Come ha sottolineato anche il procuratore Carmelo Zuccaro, durante la conferenza stampa di ieri mattina, «la situazione economica del giornale è molto, ma molto, pesante» e, infatti, a destare preoccupazione è anche la tenuta occupazionale dei cronisti. «Questo è sacrosanto – dice il fondatore dell’associazione Gapa che opera nel quartiere San Cristoforo – ma, pur capendo il diritto della redazione di proteggere il pasto quotidiano per le famiglie, credo che ogni uomo abbia il libero arbitrio da esercitare, specie se è un giornalista». 

Per i progetti de I Siciliani giovani che, almeno per il momento, restano nel cassetto «non deve esistere timore: la guerra è finita. Noi – sottolinea Riccardo Orioles – non siamo qui a dire che abbiamo vinto ma a metterci a disposizione per dare una mano all’informazione in Sicilia. Anche perché, per come stanno le cose, tra un anno La Sicilia sarà comprata da qualcuno, tipo De Benedetti (l’attuale presidente di Gedi gruppo editoriale, ndr) per un tozzo di pane. Sia chiaro che – aggiunge – i posti di lavoro non li mettiamo in pericolo noi o la magistratura, ma semplicemente il mercato». Nessuna intenzione di mettere subito sul tavolo le proposte per «rilanciare un’informazione libera e contraria ai poteri forti e mafiosi perché – precisa il direttore – è giusto aspettare, da una parte, che passi il trauma e finiscano le reazioni emotive dei colleghi e, dall’altra, che l’amministratore giudiziario prenda pieno possesso e non funga solo da parafulmine in assenza di un editore. Non abbiamo fretta – conclude – ma ogni settimana che passa la nave affonda. Si può fare finta di nulla oppure prendere una botta di coraggio e giocarsi la carta per non fare perdere un giornale che è patrimonio dell’umanità». 


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