I Pta, questi sconosciuti

I Pta, Presidi territoriali di assistenza, fiore all’occhiello della riforma della sanità voluta dall’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, non decollano. I tempi per l’apertura annunciati dal dirigente dell’assessorato che si occupa di questo servizio, Giuseppe Di Noto, in un’intervista al mensile ‘Cult’, nel 2010 (numero di novembre), non sono stati in buona parte rispettati. Diversi presidi già aperti o inaugurati non sono ancora a regime. E la gente non sa cosa sta succedendo e continua ad intasare Pronto soccorso e ospedali che, nel frattempo, hanno subito tagli pesanti. Confusione e disag per i medici e per i cittadini. Benvenuti nella sanità pubblica siciliana dei nostri giorni!

Partiamo da principio, analizzando dati e non opinioni. Con la legge regionale n. 5 del 2009 l’assessorato alla Salute, retto, come già accennato, da Massimo Russo, il pubblico ministero designato da Raffaele Lombardo come tecnico, avvia una riforma del sistema sanitario regionale definita epocale.

Il risanamento del bilancio

Questa attività si intreccia con quella di risanamento del bilancio. Piovono tagli che non risparmiano niente e nessuno. Dagli ospedali cittadini ai punti nascita delle sedi decentrate. La gente non capisce e protesta, ma la riforma va avanti perché il meglio deve ancora venire.

La parte più rivoluzionaria ed interessante della riforma riguarda la medicina del territori già esistente in varie regioni del Nord del Paese considerate virtuose come la Lombardia. Nella legge regionale n. 5 del 2009, all’art. 12, comma 8, prende forma la versione siciliana della medicina del territorio: i ‘famigerati’ Pta, Presidi territoriali di assistenza, che ‘sbarcano’ così anche dalle nostre parti. Per dare corso alla legge vengono stilate dal dipartimento di pianificazione strategica dell’assessorato (servizio 8 diretto dal dottore Giuseppe Di Noto) delle linee guida. I Pta sparsi per tutta la Sicilia dovranno essere 54 e l’assessorato stila un cronoprogramma che stabilisce i tempi e i luoghi di apertura.


I tre step dei Pta

Sono previsti tre step come aveva dichiarato lo stesso Di Noto nella già citata intervistaa ‘Cult’ dell’anno scorso. Il primo step prevedeva l’apertura entro dicembre 2010 dei Pta di Ribera, Bivona, Mazzarino, Mussomeli, Giarre, Leonforte, Piazza Armerina, Mistretta, Barcellona, Albanese, Palazzo Adriano, Biondo, Comiso, Scicli, Lentini, Siracusa, Pantelleria, Salemi, Trapani.

Questi sono stati tutti aperti, tranne quello di Palazzo Adriano. Salemi ha aperto i battenti solo nel luglio 2011. Le cose qui, però, sembrano andare tutt’altro che bene. La gente percepisce molto i tagli e poco i nuovi Pta, incompleti e spesso ancora inefficienti. La cosa diventa più pesante e rischiosa soprattutto nelle sedi periferiche e nelle isole. A Pantelleria, ad eempio, l’ospedale è stato fortemente ridimensionato, passando da 60 a 20 posti letto e, per il punto nascita, è prevista la chiusura. Il Pta che è stato aperto non funzionerebbe a pieno regime. Non solo. Nel presidio di emergenza mancherebbe il personale.

Anche in altri Pta, che già risultano attivi, non mancano problemi e disservizi accompagnati, in alcuni casi, da manifestazioni popolari di dissenso. Proprio nei giorni scorsi hanno tenuto banco le polemiche legate ai tre diversi casi di Comiso, Lentini e Mistretta.

Il secondo step prevedeva l’apertura entro dicembre 2011 di Favara, San Cataldo, Librino, Acireale, Enna, Sant’Agata di Militello, Messina, Corleone- Petralia, Casa del Sole, Augusta, Noto, Palazzolo Acreide. Ad oggi di questi risulta attivo il Pta di August e, da ieri, quello di Librino a Catania.

Il terzo step prevederebbe l’apertura, entro dicembre 2012, dei Pta di Agrigento, Palma di Momtechiaro, Licata, Canicattì, Casteltermini, Sciacca, Niscemi, Gela Caltanissetta, Paternò, Catania, Adrano, Vizzini, Gravina, Palagonia, Nicosia, Lipari, Milazzo, Guadagna, Bagheria, Ragusa, Pachino, Alcamo. A questi bisognerà aggiungere il recupero delle mancate aperture del 2011.


Tagli, tagli, tagli…

Quello che c’è, oggi, nell’immaginario dei siciliani sono solo i tagli. Quindi, per ammalarsi meglio aspettare tempi migliori. A complicare il quadro ci si mette pure Leoluca Orlando, nella sua veste di presidente della commissione Errori sanitari del parlamento nazionale. La commissione, infatti, ha reso noti i dati raccolti dal gennaio 2009 al 30 settembre 2011 da dove si evince che il maggior numero di casi di malasanità (il 50 per cento del totale) è in due sole regioni: Calabria (78 casi) e Sicilia (66 casi).

L’Orlando ‘furioso’, nella sua ansia di attaccare il governo Berlusconi, ha dichiarato: “Se a questo già preoccupante scenario aggiungiamo i tagli indiscriminati effettuati dal governo Berlusconi e quelli che ha ancora in progetto di fare in nome di una travisata razionalizzazione della spesa sanitaria, c’è poco da sperare che la situazione possa volgere al meglio in tempi accettabili”. Dichiarazione che, in altri termini, stabilisce un nesso tra i tagli e la malasanità. Da qui il botta e risposta con l’assessore Russo che, oltre ad essere l’assessore alla Sanità della Regione (o alla Salute, che dir si voglia) indicata dalla commissione presiedute da Orlando fra le peggiori quanto a casi di malasanità, è anche l’assessore che ha fatto il maggior numero di tagli nella storia dei nosocomi dell’Isola.

La gente non ne sa molto di tutte queste cose, ma quello che comprende e che, al di là dei proclami, c’è qualcosa che non va. Forse bisognerebbe ascoltare di più la gente. Vox Populi, vox Dei.

…e a Messina scoppia il caso dell’ospedale ‘Piemonte’

Intanto a Messina esplode la protesta dei cittadini perché, dopo la riduzione dei posti letto per effetto dei tagli, l’Ospedale ‘Piemonte’ rischia la chiusura. Una petizone popolare con in testa la firma del sindaco, Giuseppe Buzzanca, chiede di non toccare l’ospedale. La Protezione civile, vista la configurazione di Messina, ha fatto sapere che l’Ospedale ‘Piemont’e è il punto di riferimento sanitario nel Piano strategico in caso di calamità naturali e, pertanto, deve essere mantenuto. Sembra che per ogni cosa data dieci vengano tolte.

 


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