Si continua a discutere dei grani antichi, e soprattutto degli effetti che esercitano sul metabolismo corporeo. A farlo è l’Ordine dei Medici della provincia di Palermo, nel corso di un dibattito organizzato nel pomeriggio. Al centro degli interventi soprattutto gli effetti dei cereali che, diffusi da secoli e abbandonati negli ultimi decenni per via delle megaproduzioni, hanno ripreso a essere coltivati in maniera sempre più diffusa e vengono sempre più apprezzati dai consumatori. Gli esperti si sono concentrati soprattutto sulle varie patologie e intolleranze, tali e presunte, che vengono presentate da sempre più persone agli stessi professionisti. Col risultato che, a causa del bombardamento di informazioni su questi temi (soprattutto dalla rete), spesso si provocano più danni che benefici, portando a escludere del tutto i cereali dalla propria dieta.
«Oggi una dieta totalmente priva di glutine anche in soggetti non ipersensibili, più che una necessità, è diventata una moda – spiega la dottoressa Anna Sapone, del Massachusetts General Hospital Boston – molte celebrità, raccontano delle loro diete particolari e dei benefici che ne riscontrano: il tennista Novak Djokovic, per esempio, ha anche scritto un libro in proposito, e le persone comuni finiscono per emularli». Al contrario, la ricerca della dottoressa mostra che il glutine contiene una serie di proteine importantissime per il nostro organismo, e di cui sono ricchi proprio i grani antichi.
«Dieta mediterranea significa ritorno alle nostre origini, e quindi tempo da dedicare al proprio benessere – dice Alessio Fasano, collega al Massachusetts General Hospital Boston – è una battaglia innanzitutto culturale: oggi l’abitudine è sempre più quella di delegare a qualcun altro, ma il nostro scopo finale non deve essere quello di vivere più a lungo, bensì di vivere più a lungo in salute».
Il biologo Giuseppe Russo sottolinea invece che «in Sicilia abbiamo applicato una normativa esistente, riattivando il processo di certificazione della filiera produttiva dei grani antichi: chi acquista, così, sa esattamente cosa sta comprando, da dove proviene e che processi produttivi ha attraversato». Claudia Miceli, responsabile per la Sicilia del servizio di certificazione nazionale delle sementi, ha in ogni caso fatto notare come «tuttavia si registrano a oggi soltanto 20 ettari certificati a grani antichi in tutta la campagna agraria siciliana, con la prospettiva che vengano aumentati fino a 60 nel corso del 2018». E proprio i grani antichi, tra l’altro, registrano tra l’altro un glutine privo di riferimenti tossici, dunque che non presta il fianco a intolleranze e celiachie.
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