I difficili rapporti con la Romania

Tenevano segregati in un cantiere, in terribili condizioni igieniche, 9 operai romeni utilizzati in nero. In manette sono finiti i titolari di un cantiere edile di Mascalucia (Catania), un uomo e due donne italiani, arrestati dai carabinieri della compagnia di Gravina di Catania con l’accusa di riduzione in schiavitù, istigazione a delinquere e percosse. I tre, per costringere i 9 operai a lavorare alle loro condizioni, avevano sequestrato loro anche i passaporti. Secondo le indagini i 9 rumeni sarebbero stati assegnati dagli organizzatori del viaggio ai titolari del cantiere edile, appena arrivati a Catania, dopo questi li avrebbero più volte minacciati e picchiati, per “convincerli” a lavorare. La Procura ha convalidato l’arresto dei tre indagati, disponendo però la scarcerazione delle due donne, perché incensurate, e concedendo all’uomo gli arresti domiciliari.

Premessa necessaria e imprescindibile: bisogna distinguere i rom dai rumeni. Non certo per poter in tal modo separare chi ha diritto di circolare all’interno dell’Unione Europea da chi non ce l’ha, chi può essere ritenuto un cittadino con la stessa dignità di un italiano da chi non può, insomma gli uomini civili dai barbari, ma innanzitutto per capire di chi stiamo parlando, le sue coordinate culturali, le sue tradizioni e le sue credenze. I rumeni sono gli abitanti di uno Stato convenzionalmente tracciato sulla cartina geografica, hanno un Presidente che li rappresenta e un Parlamento che legifera per loro; i Rom sono un’etnia transnazionale, costituita da gruppi e gruppetti disseminati un po’ per tutta l’Europa, senza uno Stato o un Parlamento, ma con organizzazioni non governative che ne difendono in qualche modo i diritti. Per questo sono praticamente esclusi dall’UE.

Negli ultimi tempi l’attenzione verso i rumeni è sensibilmente cresciuta. Sono stati presi di mira da più parti, anche a causa della confusione creata dalla stampa e dalla televisione nazionale. L’Associazione dei Rumeni in Italia ha denunciato gli atti di xenofobia che ne sono scaturiti, Bucarest si è vista costretta ad intervenire in difesa dei propri cittadini, il primo ministro Călin Tăriceanu ha annunciato nuove misure anti-crimine. Verrà incoraggiato il rimpatrio volontario con la garanzia di un posto di lavoro; chi rientra potrà anche ricevere assistenza giuridica da parte di studi legali specializzati in ambito di libera circolazione delle persone nell’Unione Europea. E sì, perché pare che la libera circolazione, nell’Europa dell’allargamento, non valga per tutti: c’è chi può e chi non può.

Sono quasi 600.000 i rumeni che vivono regolarmente in Italia, la comunità straniera più numerosa del paese. Il nostro Paese è inoltre il principale partner economico della Romania, molti nostri imprenditori ne utilizzano la manodopera (molto meno costosa di quella italiana), e dunque un eventuale incidente diplomatico danneggerebbe i grossi interessi privati che lì sono riposti. Così, alle ronde punitive fa da contraltare la volontà degli imprenditori di placare gli spiriti più bollenti. Il caos cresce sempre più, non si capisce chi stia dalla parte di chi, si generalizza tutto. Chi depreca la violenza negli stadi si scaglia anche contro i rumeni, genericamente definiti “delinquenti”.

Questa spirale di intolleranza non fa che aggravare le cose: agli occhi dei rumeni, i Rom sono gli unici colpevoli di tutte le accuse e le polemiche divampate, e questa percezione genera un effetto boomerang che rischia di acuire l’intolleranza nei confronti della minoranza Rom. Il problema dell’integrazione delle minoranze dovrebbe riguardare l’intera Unione Europea, tenuto conto che gli Zingari sono sparsi su tutto il continente (e che quindi affrontare l’affaire Romania non risolverebbe un bel niente), e non semplicemente i rapporti tra due Paesi membri, come invece ha dato a intendere Javier Solana, Alto Rappresentante per politica estera e sicurezza comune dell’Unione.

Fatto sta che si ingrossano le schiere di chi vede nei rumeni dei pericolosi criminali venuti nel progredito Occidente per derubare la gente civile o – bene che vada – per rubarci il lavoro, mentre solo pochi esuli hanno lo scrupolo di vedere l’altro lato della medaglia, che forse non ne costituisce neppure il rovescio. È cioè che la maggior parte di chi delinque lo fa perché non ha altra scelta, non ha diritto di cittadinanza né un datore di lavoro che voglia metterlo in regola; e così, scivolano via senza alcuna risonanza i casi di sfruttamento, mentre il mancato pagamento di un caffè in un bar di provincia diventa un caso nazionale. Speriamo che chi alimenta il caos smetta di farlo e, assumendo un corretto atteggiamento professionale, si curi di informare bene i cittadini e di preservare la convivenza.

Principali associazioni e circoli culturali presenti in Italia che si interessano degli Zingari:

 Opera Nomadi, ente morale che svolge attività di promozione sociale; U.N.P.R.E.S. (Ufficio nazionale per la pastorale dei Rom e Sinti);
 Associazione Nazionale Zingari Oggi (AIZO);
 Komineto Romanò ande Italia;
 Them Romanò;
 Associazione “Rasim Sejdic”;
 Sintengro Drom;
 U.N.I.R.S.I. (Unione Nazionale Internazionale Rom e Sinti in Italia);
 Romani Buci.

Organi di stampa: I principali organi di stampa sono:

 Lacio drom (C.S.Z.), rivista bimestrale di studi Zingari;
 Zingari Oggi (TO), foglio informativo di conoscenza della cultura zingara;
 Them Romanò, rivista dell’associazione omonima (Lanciano).

articolo ripreso dal sito www.megaronline.org

Filippo Marano

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