Governo Gentiloni, Finocchiaro e Alfano ministri Escluso Romano (Ala): «Non voteremo fiducia»

La poltrona più scottante del governo Gentiloni è sua. Dopo un tira e molla sul ruolo di Maria Elena Boschi all’interno del nuovo esecutivo di transizione, è la catanese d’adozione Anna Finocchiaro a sedere nella poltrona occupata fino alla scorsa settimana dalla discussa ministra. Dopo la disfatta del referendum costituzionale, la madre della riforma è stata costretta a un passo indietro, anzi, di fianco: a Boschi, infatti, va il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre il suo predecessore Luca Lotti è stato indicato come ministro per lo Sport. Resta la considerevole rappresentanza siciliana in consiglio dei Ministri: oltre ad Anna Finocchiaro alle Riforme e ai rapporti col parlamento, rimane Angelino Alfano, che dagli Interni si sposta agli Esteri.

Restano ancora in bilico i sottosegretari siciliani uscenti Davide Faraone, Giuseppe Castiglione e Simona Vicari, le cui sorti si conosceranno probabilmente nella settimana di Natale, quando i ministri indicheranno i loro vice.

Nella corsa verso il governo a restare a bocca asciutta è invece Saverio Romano, dato in lizza per un ministero insieme al viceministro Enrico Zanetti. Nessuno dei due, alla fine, è rientrato tra le scelte di Gentiloni, provocando un mal di pancia in casa Verdini destinato a durare. È proprio il gruppo Sc-Ala, non tanto alla Camera, quanto al Senato, dove i numeri del governo sono più risicati, a fare da ago della bilancia: in tal senso, con una nota congiuntaVerdini, Zanetti e Romano hanno annunciato la volontà di non votare la fiducia al governo senza rappresentanza.

Una lunghissima giornata, quella di oggi, per la politica nazionale, divisa tra consultazioni e totoministri da una parte, e direzione nazionale del Pd dall’altra. «L’impressione – racconta a Meridionews Mila Spicola, unica siciliana a intervenire oggi in direzione – è stata quella di poter ricadere in dinamiche correttizie. Non che il confronto e le posizioni diverse non siano bene accette, ma il risultato del referendum è chiaro: di fronte alle questioni che gli italiani ci hanno posto, mi pare il caso di confrontarci e scontrarci su quei temi reali. Il timore – continua – è che invece si possa cadere di nuovo in posizionamenti di parte che rischiano di diventare una resa dei conti tra persone e correnti. Intanto – aggiunge Spicola – la prossima settimana riuniremo l’assemblea nazionale per stabilire la data del congresso». Quali prospettive e quali nomi in vista dei quell’appuntamento? «Nomi? – conclude -. Tra Renzi e gli altri al congresso non c’è storia».

Miriam Di Peri

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