Hanno dai 13 ai 17 anni e cercano di mimetizzarsi, «nella speranza che nessuno chieda l'età», racconta a MeridioNews il responsabile Salvo Pappalardo. Entrare nelle loro storie è difficile. «Abbiamo imparato a non fare domande ma allertiamo la polizia»
Gli aspiranti invisibili in fila all’Help center della Caritas «Minorenni sfruttati in giri di spaccio e di prostituzione»
Aspiranti invisibili, eppure in fila per ricevere un pasto. Davanti alla sede dell’Help center della Caritas diocesana alla stazione centrale di Catania cercano di mimetizzarsi anche minori dai 13 ai 17 anni. «Spinti dalla necessità arrivano da noi – spiega a MeridioNews il responsabile Salvo Pappalardo – nella speranza che nessuno chieda loro l’età». E, invece, tra un piatto di pasta al pomodoro e una frittata con il formaggio, i volontari – superati i primi limiti linguistici – provano a capirne di più. «Nella quasi totalità dei casi si tratta di adolescenti stranieri originari della Nigeria, della Tunisia, del Marocco e dell’Eritrea, ma – afferma – capita anche che ci siano dei giovanissimi catanesi che provengono, per lo più, da quartieri di periferia».
Entrare nelle loro storie di vita è difficile. «Ci sono soprattutto casi di minori stranieri non accompagnati scappati dalle strutture di accoglienza dove erano ospiti – racconta Pappalardo – Molti di loro non sappiamo dove vivano, perché la nostra unità di strada non li vede nemmeno in giro per la città». Complicato avere risposte da loro che «hanno un atteggiamento schivo e spesso si limitano a parlare a monosillabi». L’ipotesi del responsabile dell’Help center è che «siano entrati a far parte di una fascia a rischio in cui vengono sfruttati nello spaccio di sostanze stupefacenti i maschi e in giri di prostituzione minorile le femmine».
In tutti i casi, la procedura adottata dagli operatori della Caritas è sempre la stessa: «Abbiamo imparato a non fare più domande – spiega – Innanzitutto rispondiamo ai loro bisogni primari e poi cerchiamo di intrattenerli». Il tempo necessario per fare in modo che arrivino le forze dell’ordine, «rigorosamente con le sirene spente perché – aggiunge – in alcuni casi, sentendo il rumore i ragazzi sono scappati». Una volta identificati, i minori vengono segnati ai Servizi sociali del Comune che si occupano di inserirli in strutture protette. «Ad agosto dello scorso anno di situazioni come queste ne abbiamo affrontate una ventina – dice Pappalardo – poi la voce si sarà sparsa e, pur di rimanere invisibili, vengono da noi sempre meno».
Il conteggio di questi ragazzi e ragazze aspiranti invisibili è da tenere a parte rispetto ai 1018 interventi portati a termine dalla Caritas tra settembre e gennaio nei confronti di famiglie con minori. «In questi casi – spiega il responsabile – si tratta di nuclei che, anche a causa dell’emergenza sanitaria, si sono ritrovati in condizioni di estrema difficoltà economica». Pannolini, omogeneizzati, latte in polvere, pastina e salviettine detergenti sono tra le cose più richieste, insieme a matite, quaderni e diari nel periodo della riapertura delle scuole. «Ad avere più bisogno del nostro supporto – dice Pappalardo – è stata soprattutto la comunità senegalese seguita dalle richieste di famiglie italiane, decisamente in crescita nell’ultimo periodo».