Da questa settimana e fino al 17 novembre gli spettacoli circensi tornano a Catania. E puntuali arrivano le critiche del coordinamento antispecista che rimprovera al primo cittadino di non tenere fede agli impegni presi prima delle elezioni su stalle clandestine e sensibilizzazione alla cultura dei diritti degli animali. «Chiediamo il rispetto delle norme in materia», dicono gli attivisti che stanno per lanciare una petizione. In una città poco sensibile al tema. «La storia parla chiaro, come nel caso dell'elefantessa morta di crepacuore alla villa Bellini», racconta il portavoce dell'associazione
Gli animalisti ancora contro il circo Orfei «Bianco rispetti le promesse elettorali»
«A Catania prima delle elezioni diventano tutti animalisti, il giorno dopo se lo dimenticano, a cominciare dal sindaco Enzo Bianco. In confronto, Silvio Berlusconi che si fa fotografare col cagnolino è di tutto rispetto, perché probabilmente lo ama veramente». Mario Bonica, dell’associazione Catania antispecista, lancia un nuovo attacco all’amministrazione alla vigilia del puntuale arrivo del circo in città. Dal 24 ottobre al 17 novembre, sul litorale della Playa, si insedierà il circo Viviana Orfei, portandosi dietro la tradizionale carovana di animali. «Bianco, più furbo degli altri, qualche giorno prima del voto ha organizzato un incontro con le associazioni animaliste dove aveva preso una serie di impegni – continua Bonica – Tra cui la vigilanza sugli spettacoli circensi etnei che devono rispettare le norme di legge sui diritti degli animali. Se questo non avviene, spetta al sindaco denunciarli, altrimenti potrebbe essere l’ente per la protezione degli animali a denunciare lui».
Anche lo scorso dicembre il locale coordinamento antispecista era stato promotore di iniziative e appelli alle scuole per sensibilizzare alla cultura sui diritti degli animali. «Vogliamo evitare la situazione dell’anno passato, in cui a Catania, unica città d’Italia, il circo si è fermato 20 giorni in più rispetto a quanto previsto, grazie al grande afflusso dei bambini delle scuole, portati in massa da maestre e dirigenti di dubbio livello culturale», annuncia Bonica. A tal fine era stata firmata, alla vigilia delle elezioni, una sorta di carta d’intenti in cui l’attuale primo cittadino s’impegnava a intervenire contro il randagismo, le stalle clandestine di cavalli, a garantire il rispetto delle regole del circo in città e a insistere con la sensibilizzazione negli istituti scolastici. «Qualcosa è stata fatta nella direzione della sterilizzazione dei randagi – ammette il portavoce del coordinamento – Ma per il resto tutto tace».
Gli animalisti sanno che un sindaco non può vietare l’ingresso del circo in città. Non è questo il loro obiettivo. «Noi vogliamo bene al mondo circense, ma non siamo più nel Medioevo – sottolinea Bonica – Chiediamo il rispetto della legislazione Cites sulla tutela delle specie animali esotiche e sappiamo che pochissimi circhi sono in regola in tal senso. Bianco parla tanto di legalità, lo dimostri con i fatti. Molte altre amministrazioni comunali hanno agito in questa direzione». La storia testimonia che Catania non ha una spiccata sensibilità in tal senso. Significativo l’aneddoto raccontato da Bonica: «Negli anni ’60 il circo Togni donò all’amministrazione un’elefantessa. Organizzarono una parata in via Etnea, ma, arrivati in piazza Duomo, l’animale cominciò a emettere forti barriti e scappò verso piazza Alcalà, dove aveva sede il circo da cui proveniva. Un giornalista dell’epoca racconta che, quando il custode la prese in consegna, l’elefantessa pianse. Fu comunque esposta al giardino Bellini, la chiamavano Tony Davilla, ma dopo un anno morì di crepacuore perché gli elefanti sono fatti per vivere in branco».
In questi giorni il coordinamento antispecista sta raccogliendo le firme e la prossima settimana verrà presentata una petizione al sindaco per ricordare gli impegni presi in campagna elettorale. «Gandhi diceva che la civiltà di una nazione si misura dal modo in cui tratta gli animali – conclude Bonica – Tra arrusti e mangia, stalle clandestine, randagismo, circhi che rimangono per mesi, è difficile considerare Catania una città civile».