Non si sa ancora se l'ex assessore al Bilancio del Comune di Catania Giuseppe Girlando dovrà sostenere un processo. La giudice per l'udienza preliminare Simona Ragazzi forse deciderà il prossimo 6 marzo. Oggi al palazzo di giustizia l'ex componente della giunta Bianco era, come prevedibile, assente
Girlando, rimandata decisione su rinvio a giudizio Serve ancora un mese per valutare le parti civili
Rinviato il verdetto sull’ex assessore al Bilancio del Comune di Catania Giuseppe Girlando. A deciderlo è stata la giudice per l’udienza preliminare Simona Ragazzi, al termine della lunga udienza a porte chiuse che si è svolta oggi al palazzo di giustizia di piazza Giovanni Verga. La risposta arriverà forse il prossimo 6 marzo. Girlando è accusato dalla procura etnea di tentata concussione aggravata nel caso Simei, azienda che gestiva l’illuminazione pubblica per conto di palazzo degli Elefanti.
Assente l’imputato, nell’aula presidiata per tutta la mattinata da due carabinieri, si sono alternati il suo difensore, l’avvocato Carmelo Peluso, il magistrato Fabio Regolo, e Gianluca Costantino, il legale che cura gli interessi dell’imprenditore Gianluca Chirieleison, ex vertice di Simei e grande accusatore di Girlando. Proprio Chirieleison ha chiesto di potersi costituire parte civile insieme alla moglie Maria Cristina Ferranti, amministratrice della Simei e titolare di poco più del 40 per cento della quote aziendali. Ma l’avvocato Peluso si è opposto. La giudice Ragazzi ha invitato a comparire il curatore fallimentare della Simei, Gaetano Cocuzza, prima di decidere sulla costituzione delle parti civili.
L’ex assessore al Bilancio del Comune di Catania, secondo gli inquirenti che hanno vagliato una serie di intercettazioni, avrebbe abusato del suo ruolo istituzionale in merito alla transazione di quasi quattro milioni di euro tra Palazzo degli elefanti e l’Ati che gestiva l’illuminazione pubblica costituita da Enel Sole srl, Siram spa, Simei spa e Cogei srl. Per l’ex componente della giunta, accusato di concussione aggravata, è stato chiesto il rinvio a giudizio. Nel capo di imputazione gli inquirenti gli attribuiscono «atti idonei e diretti in modo non equivoco» a costringere Gianluca Chirieleison, direttore generale della Simei spa, a promettere la propria «indebita intercessione nei confronti del consigliere comunale di minoranza Manlio Messina affinché lo stesso non ostacolasse l’approvazione in aula della delibera Sostare» proposta da Girlando.
Un piano che non sarebbe andato a buon fine perlopiù per via della resistenza di Chirieleison. Al titolare dell’azienda questo cortocircuito tra la politica e l’amministrazione sarebbe costato quasi quattro milioni di euro, ovvero l’ammontare della transazione tra ente e società – ora fallita – non più stipulata.