Giarre, un medico solo al presidio di Salute mentale Familiari di pazienti: «Dal 2014 ridimensionate cure»

Se fino a pochi giorni fa il Dipartimento di salute mentale di Giarre poteva contare su tre unità di personale medico, da oggi un solo psichiatra dovrà lavorare per tre. Uno dei due colleghi andrà in pensione a giorni ed è già in ferie. L’altro sconterà invece un periodo di malattia che si preannuncia piuttosto lungo. Una situazione che ha messo in agitazione il sindaco Angelo D’Anna e l’associazione Oltre l’orizzonte, che raggruppa i familiari dei pazienti. Due giorni fa, davanti a un ordine di servizio non scritto che prevedeva la chiusura immediata della struttura di via Sturzo per tutti i pomeriggi, il primo cittadino e l’associazione hanno alzato la voce verso i vertici dell’Azienda sanitaria provinciale

Convocati dal direttore sanitario Franco Luca, hanno poi strappato un duplice impegno: la sostituzione dei due medici venuti meno entro una settimana, o poco più, e uno sforzo per l’apertura pomeridiana finché l’organico non verrà integrato. Il regime precedente prevedeva l’apertura dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30. Stamattina verrà comunicato il nuovo ordine di servizio. I parenti dei malati si faranno trovare al Dsm già al mattino presto. Pretendono il ripristino completo degli orari di partenza. Ma non è chiaro se l’Asp potrà garantirli oppure no. 

«Tutti i pomeriggi? Impossibile, anche con due medici in più», dichiara a MeridioNews Giuseppe Fichera, direttore del Dsm per il distretto di Acireale e Giarre. Franco Luca invece è possibilista. «Quando avremo ottenuto la disponibilità dei due medici, convocherò il sindaco e l’associazione e cercheremo di stabilire insieme il da farsi», spiega. Sui turni pomeridiani aggiunge: «Tre, quattro, anche cinque, non escludo nulla», dichiara Luca. L’orientamento del suo collega dirigente sarebbe invece aprire solo per due pomeriggi. «Un po’ di visite si fanno al mattino e un po’ al pomeriggio – prosegue Fichera – Potrebbe non convenire stare aperti tutti i pomeriggi». 

I familiari dei pazienti non sembrano intenzionati a recedere dalla loro posizione. «Il Dsm della città jonica è una struttura di alto livello – dice Santina Bucalo, presidente di Oltre l’orizzonte – Nel corso degli ultimi anni, però, ha subito un progressivo indebolimento». Oltre ai medici, il Dipartimento ha perduto due o tre infermieri per trasferimento volontario. «Nel 2014 gli ambulatori hanno fornito circa 40mila prestazioni – continua Bucalo – mentre nel 2016 sono state 19mila. I trattamenti rimangono d’eccellenza, ma i tempi di risposta sono inevitabilmente più lunghi». 

«Il servizio è un punto di riferimento per il territorio», conferma il sindaco Angelo D’Anna. Tra le prestazioni fornite ci sono l’assistenza domestica, una capillare attività di prevenzione, il lavoro di ambulatorio e il depot, una terapia psichiatrica basata su farmaci a lungo rilascio, settimanale o mensile, capace di sostituire la somministrazione quotidiana per bocca. Il Dsm segue circa tremila pazienti in un bacino, allargato ai comuni limitrofi, da non meno di 80mila cittadini. «La sensibilità dei medici e degli infermieri scongiura decine di Tso», racconta Santina Bucalo. E anche questo è un punto fondamentale, perché a causa della chiusura del pronto soccorso cittadino i trattamenti sanitari obbligatori disposti con doppio certificato, del sindaco e dello psichiatra, devono essere effettuati nell’ospedale disponibile più vicino. Che il più delle volte non è poi così vicino. Capita che il ricoverato vada a finire addirittura in Calabria. «Considerate le delicate condizioni del paziente – prosegue Bucalo – i trasferimenti sono molto stressanti». 


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