Giacchetto, Sparma, i Governi regionali e l’informazione

Le deposizioni dell’ex assessore regionale ed ex dirigente generale, Gian Maria Sparma, ai magistrati della Procura della Repubblica di Palermo che indagano sul ‘sistema Giacchetto’ lasciano senza fiato. Dalle ricostruzioni, riportate dal quotidiano LiveSicilia, emerge un quadro di corruzione diffusa che spazia dalla politica alla burocrazia.

La Giacchetto-story, è noto, inizia nei primi anni del 2000. Il nostro giornale si è più volte soffermato sulla vicenda del Ciapi di Palermo, un Ente regionale di formazione professionale sul quale, di fatto, l’Agenzia per l’impiego ha stornato 87 milioni di euro. Soldi che sarebbero dovuti servire per l’apprendistato. E che invece sono stati utilizzati per fini diversi, alimentando un circuito di corruzione.

Il nostro ragionamento, oggi proverà a soffermarsi su due elementi: il rapporto tra Fausto Giacchetto e il Governo regionale di Raffaele Lombardo e il rapporto tra Giacchetto e il mondo dell’informazione siciliana.

Questo giornale ha più volte sottolineato il rapporto di continuità tra l’attuale Governo regionale di Rosario Crocetta e alcuni dei protagonisti del Governo Lombardo, con riferimento ad assessori, dirigenti generali e politici di primo piano come il senatore Giuseppe Lumia.

Nelle dichiarazioni di Sparma spuntano i nomi dell’asse assessore regionale della Giunta Lombardo, Luigi Gentile, dell’ex parlamentare nazionale, Pippo Scalia, entrambi di Alleanza nazionale, forza politica nella quale si riconosceva, anche se con ruoli da tecnico, come dice lo stesso Sparma.

In una parte delle dichiarazioni di Sparma spunta anche il nome di Patrizia Monterosso, attuale segretario generale della presidenza della Regione. Ma sarebbe ingiusto citare solo Patrizia Monterosso, dal momento che tanti dirigenti generali dell’amministrazione regionale nominati dal Governo Lombardo sono, ancora oggi, ai propri posti (di comando…).

Il presidente Rosario Crocetta può dire quello che vuole, ma la continuità politica e amministrativa del suo Governo con il Governo di Raffaele Lombardo è sotto gli occhi di tutti. E’ un dato oggettivo. Rappresentato, sotto il profilo politico, dal senatore Lumia, grande sponsor del ‘sistema’ Lombardo. E, sotto il profilo amministrativo, dai tanti dirigenti generali già presenti durante il Governo Lombardo.

La continuità tra i due Governi spiega tante cose. Fatti personaggi e cose che riguardano il Turismo (emblematico il ‘siluramento’ di Franco Battiato), i beni culturali, la formazione professionale, le attività produttive, l’agricoltura, i fondi europei, l’alta burocrazia e via continuando.

Interessante, anche, sotto il profilo ‘sociologico’, mettiamola così, il rapporto tra la politica e l’informazione che emerge da una ‘lettura’ del ‘sistema Giacchetto’.

Chi ha svolto attività giornalistica in Sicilia negli anni ’70 e negli anni ’80 del secolo passato, sa che tre quotidiani si dividevano il mercato: Giornale di Sicilia, La Sicilia e Gazzetta del Sud. Con il giornale L’Ora che, a fatica, provava a ritagliarsi un certo spazio.

La politica siciliana provava, ogni tanto, a creare un’iniziativa alternativa a questo sistema: raramente qualche quotidiano, qualche altra volta settimanali o qualche notiziario televisivo (dalla fine degli anni ’70 in poi).

Nella seconda metà degli anni ’80 sono venute alla ribalta alcune Tv private dietro le quali c’erano grandi gruppi imprenditoriali dell’Isola che, qualche anno dopo, tramonteranno.

E’ interessante notare che, negli anni ’70 e negli anni ’80, quando un politico siciliano puntava sull’informazione, lo faceva a prezzo di grandi sacrifici. Si muoveva, per quello che poteva fare, con la pubblicità istituzionale. E si premurava di trovare sponsor privati.

La politica di oggi, da quello che vediamo, non vuole rischiare nulla. Anzi, dove può, prende direttamente dal ‘sistema politico’ a scapito degli operatori economici.

Emblematico quello che succede nella formazione professionale. Dove, negli ani ’90, è stata cambiata una legge per consentire alle società per azioni – costituite, in buona parte, da politici in attività – per attingere direttamente dai fondi regionale e comunitari.

Lo stesso discorso vale per buona parte delle altre branche dell’amministrazione regionale. Anche in questo caso, i fondi pubblici, invece di finire al sistema imprenditoriale, finiscono ai politici-imprenditori (o politici che si improvvisano imprenditori).

In un sistema nel quale la politica si prende una parte (in certi casi anche cospicua) di ciò che dovrebbe essere utilizzato dal sistema non ‘drogato’ delle imprese (cioè dalle imprese non ‘drogate’ dalla politica, ovvero dalle imprese gestite dagli stessi politici, in alcuni casi parlamentari nazionali e regionali in carica), è quasi impossibile pensare a un rapporto corretto tra politica e informazione.

La verità è che, dagli anni ’90 fino ai nostri giorni la politica siciliana ha fatto poco nulla per far crescere nel suo insieme l’informazione siciliana. A parte le distorsioni storiche del fondi dell’assessorato regionale al Turismo (la ‘promozione’ della Sicilia in Sicilia…), non c’è stata una legge regionale per l’editoria in generale, così come non è stato dato alcun sostegno alle Tv siciliane che, tranne pochissime eccezioni, si dibattono tra mille problemi.

In compenso, abbiamo assistito a distribuzioni irrazionali della pubblicità istituzionale, con sperequazioni non giustificate. Facendo finta di dimenticare che sono tali sperequazioni a creare improprie “economia di scala” per alcuni e “diseconomie di scala” per altri.

Non c’è da stupirsi, poi, se a svelare il ‘sistema’ Giacchetto siano stati i magistrati.

Del resto, ancora oggi, nell’amministrazione pubblica siciliana, assistiamo a fatti non esattamente esaltanti, che non trovano grande riscontro. Non è molto difficile spiegarsi il perché. O no?

Sparma vuota il sacco. E la politica siciliana trema…

 


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