Ci sono voluti tre governi a livello nazionale (Renzi, Gentiloni e Conte) e due a livello regionale (Crocetta e Musumeci) per veder firmare l’accordo di programma per la riconversione e riqualificazione industriale di Gela. Sull’area di crisi industriale complessa – che comprende i Comuni di Mazzarino, Vittoria, Caltagirone, Riesi, Caltanissetta e Piazza Armerina, per un’estensione di oltre 50 chilometri che ne fa la più grande d’Italia – finalmente arrivano i soldi: 25 milioni di euro in tutto, di cui 15 milioni stanziati dal ministero dello Sviluppo economico e 10 dalla Regione Siciliana.
Si attendeva solo il sì del governo centrale, dopo che a settembre dalla giunta Musumeci era arrivato l’ok per quel che riguarda la propria quota. L’accordo è giunto oggi, con la firma del ministro e vicepremier Luigi Di Maio e dell’assessore regionale per le Attività produttive Mimmo Turano. Una firma agognata già all’indomani della chiusura dell’ex raffineria di Gela, avvenuta a luglio 2014. E dell’area di crisi complessa si è cominciato a discutere già a partire dall’anno successivo. A maggio del 2015 era arrivata la prima approvazione da parte dell’allora governo Renzi, con una piccola ma fondamentale postilla: «Dal presente decreto non derivano nuovi e ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato». Traduzione: c’era la firma ma senza soldi.
D’altra parte alla Regione l’istanza di riconoscimento era stata presentata a distanza di sei mesi dal protocollo d’intesa del novembre 2014 che, di fatto, aveva bisogno anche del riconoscimento dell’area di crisi complessa per poter avviare la riconversione industriale del territorio gelese. Infatti l’accordo firmato oggi – che vede impegnati tre ministeri (Sviluppo economico, Ambiente e Infrastrutture), l’Anpal (l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro), la Regione Siciliana, il Libero Consorzio di Caltanissetta e il Comune di Gela – si pone lungo due direttrici. Da una parte i fondi si tramuteranno in incentivi e sgravi per le piccole e medie imprese che vogliono insediarsi soprattutto all’interno delle aree dismesse dall’Eni, e dall’altra consisterà in ulteriori incentivi per il reimpiego dei lavoratori del bacino industriale che sono rimasti fuori dal ciclo produttivo, per i giovani sotto i 35 anni e la categorie svantaggiate.
All’incontro era presente anche l’ex vicesindaco Simone Siciliano, che ha seguito per tre anni l’iter ma che non ha potuto firmarlo in qualità di rappresentante istituzionale, perché nel frattempo la giunta Messinese è stata sfiduciata. Siciliano riconosce in ogni caso che «al termine di un faticoso percorso, fatto di programmazione, coinvolgimento e concertazione, si è giunti alla firma dell’accordo di programma per la riqualificazione e il rilancio dell’area di crisi di Gela e all’inizio un nuovo percorso di rilancio per la nostra città, per fare la differenza a servizio della collettività». Mentre l’assessore Turano ha concordato con Invitalia e il Comune di Gela (rappresentato dal commissario Rosario Arena) l’apertura di uno sportello informativo. «È fondamentale – ha spiegato l’esponente del governo Musumeci – che sul programma di riconversione e riqualificazione industriale ci sia la massima informazione e trasparenza». I sindacati e le opposizioni politiche, a livello regionale e nazionale, da tempo ribadiscono che i 25 milioni di euro sono fondi assolutamente insufficienti per una reale ripresa economica del territorio, ancora incapace di uscire dalle secche in cui l’ha condotto il ridimensionamento del cane a sei zampe.
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