Condanna di un anno e sei mesi con la condizionale per il 30enne comunista di Partinico, arrestato a luglio dopo il vertice ad Amburgo. Il padre Ottavio: «C'erano tutte le condizioni affinché venisse assolto con formula piena. Il processo era fondato su una sola testimonianza, smentita dai video della polizia»
G20, liberato dopo tre mesi Emiliano Puleo I genitori: «Siamo parzialmente soddisfatti»
Tre mesi di carcere e una condanna di un anno e sei mesi con la condizionale: la vicenda di Emiliano Puleo, il 30enne comunista di Partinico arrestato dopo il G20 di Amburgo, si conclude con quella che il padre Ottavio definisce «solo una parziale vittoria». Dopo la liberazione del catanese Orazio Sciuto si aggiunge quella di Puleo: adesso nel carcere tedesco di Billwerder rimane l’altro catanese Alessandro Rapisarda. I genitori di Emiliano, la signora Fina Fontana e l’ex consigliere comunale Ottavio Puleo, all’uscita dal tribunale hanno potuto abbracciare il figlio a distanza di 84 giorni dalla detenzione, con l’accusa di aver lanciato bottiglie e oggetti contundenti all’indirizzo della polizia tedesca.
«Siamo parzialmente soddisfatti – dice a Meridionews Ottavio Puleo – perchè, anche se c’erano tutte le condizioni affinché Emiliano venisse assolto con formula piena, noi come genitori non ce la siamo sentiti di proseguire il processo. Ci sarebbero voluti altri tre mesi, quindi altrettanto tempo in carcere per Emiliano. Il primo obiettivo era la sua libertà. Adesso faremo appello, e siamo sicuri che sarà completamente scagionato dalle accuse». Un processo, quello riservato a Puleo, che sembra rientrare in una precisa strategia da parte della procura tedesca, con le condanne ai manifestanti che continuano a susseguirsi. «L’accusa chiave era quella di un poliziotto – racconta ancora il padre – che però faceva acqua da tutte le parti. C’erano persino dei video, forniti al giudice dalla procura, che assolvevano Emiliano e non combaciavano con la sua deposizione. Il processo era fondato su una sola testimonianza, segno evidente che c’era una strategia precisa».
A sentire i coniugi Puleo Emiliano ora sta bene, anche «dopo tre mesi di detenzione assolutamente ingiusta. Qui è avvenuta una cosa molto bella – continua il padre – al processo c’erano tanti tantissimi compagni aderenti al partito comunista tedesco. Erano inorriditi di fronte un’accusa che hanno definito costruita. La stessa Germania non fa una bella figura con condanne come questa». E anche il governo italiano non viene risparmiato dalle accuse dei Puleo: «C’è stato il silenzio più assoluto, in Parlamento ci sono quattro interpellanze senza alcuna risposta».
Ora, mentre la famiglia si ricongiunge ed è in viaggio di ritorno verso casa dove l’aspetta il locale circolo di Rifondazione Comunista dedicato a Peppino Impastato (del quale Emiliano fa parte da anni), il signor Ottavio trova il tempo per un ricordo. «In una istanza di revisione fatta circa un mese fa – dice – i giudici l’hanno rifiutata perchè, controllando il suo cellulare, avevano scoperto che Emiliano era antifascista e anticapitalista. Aprendo il processo mio figlio ha rivendicato quella che secondo la procura era un’accusa. Forse con ciò ha contribuito alla sua condanna, ma ha portato a casa la dignità».